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giovedì 16 febbraio 2017

Il Gioppino

Un articolo di Mianna

Tempo di Carnevale: Arlecchino è una famosa maschera bergamasca della Commedia dell'arte, conosciuta in tutto il mondo. Di lui , delle sue origini e delle sue avventure ho già parlato tempo fa.
Oggi però vorrei introdurre un'altra figura bergamasca legata al Carnevale e non solomolto meno popolare di Arlecchino e molto più ruspante: il Gioppino, in dialetto bergamasco Ol Giopì de Sanga.





La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli.
La tradizione vuole che sia nato da Bortolo Socalonga e Maria Scatolèra a Zanica, paese non lontano da Bergamo, dove vive con la moglie Margì e il figlio Bortolì. Ha anche due fratelli,Giacomì e il piccolo Pissa 'n braga e i nonni Bernardo e Bernarda.

Giopì

Bortolo Socalonga, il padre



Maria Scatolera, la madre




Margì, la moglie

Faccione furbo, rubicondo, vestito di grosso panno verde orlato di rosso, pantaloni scuri da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, di mestiere fa il facchino e il contadino, professioni che di fatto non pratica preferendo guadagni occasionali meno faticosi.
Di modi e linguaggio rozzissimi, ma fondamentalmente di buon cuore, porta sempre con sè un bastone che non disdegna di usare per far intendere la ragione, sempre e comunque a vantaggio dei piccoli e degli oppressi. Amante del vino e del buon cibo, si dichiara innamoratissimo della Margì. 

Gioppino, oltre che essere una maschera, è anche un burattino ed è protagonista di moltissime commedie per il teatro dei burattini. A Bergamo e provincia è talmente popolare che il suo nome dialettale indica in generale tutti i burattini. Da qui è nata l'espressione "fà'l giupì" che indica un atteggiamento di esagerata estroversione.

Uno degli ultimi grandi burattinai è stato il Bigio di San Pellegrino Terme, ossia Luigi Milesi, che alternava la sua attività principale di pasticciere e albergatore a quella di burattinaio per passione, con spettacoli che teneva  nella piazzetta adiacente al proprio negozio per il godimento di grandi e piccini.



Grande burattinaio del passato fu Benedetto Ravasio di Bonate Sotto (1915- 1990), che presentava al proprio pubblico un Gioppino non volgare, contribuendo a rendere popolarissimo questo personaggio, amato dai bergamaschi e da buona parte della popolazione lombarda nella seconda metà del Novecento, trasformando i vecchi canovacci della tradizione, rivolti essenzialmente ad un pubblico adulto, per renderli comprensibili e amati dai bambini.


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