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mercoledì 26 dicembre 2018

La leggenda del vischio

(Daniela)




La leggenda del vischio è antica e romantica, e risale alla mitologia dei Celti: ecco perché questa pianta magica è diventata simbolo di fortuna e… di baci!Un rametto di vischio in casa, per l’ultimo giorno dell’anno, non può mai mancare. Meglio se lo si posiziona in alto in modo che, allo scoccare della mezzanotte, si possa baciare la persona amata proprio sotto il vischio.

Sapete perché baciarsi sotto un ramoscello di vischio porta fortuna? Per via di una storia d’amore molto, molto antica…





Nella mitologia nordica, il vischio è la pianta sacra di Frigg
(o Freya), dea dell’amore: questa dea ha una storia romantica e dolorosa. Lei aveva due figli, Balder, buono e generoso, e Loki, cattivo e invidioso, che voleva uccidere il fratello. Saputo il piano di Loki, Frigg chiese a tutte le creature animali e vegetali di proteggere Balder, ma si dimenticò del vischio. Loki allora usò proprio questa pianta per fabbricare una freccia che uccise Balder. La dea Frigg appena vide il suo cadavere, iniziò a piangere. Le sua lacrime per magia si trasformarono in bacche bianche, e quando queste toccarono il corpo di Balder, lui tornò in vita. Per la grande felicità, la dea Frigg cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresce il vischio (di solito pioppi, olmi e tigli).
Il suo bacio non era solo un onore, ma anche un portafortuna e una protezione; ai fortunati baciati dalla dea, infatti, non poteva capitare nulla di male.



I Druidi attribuivano al vischio un grande potere. Essendo una pianta aerea, che non ha radici ma vive attaccata al tronco di altri alberi, era considerata manifestazione degli dei che vivono in cielo; il toccare l'umana terra avrebbe voluto dire perdere i propri preziosi poteri. In effetti se usato bene aveva effetti curativi e miracolosi, se usato male poteva essere velenoso. Viene definita la pianta della Luna, grazie alle sue bacche bianche e lattiginose, che quasi brillano al buio. I Celti usavano coglierlo soltanto in caso di reale necessità e con un falcetto d'oro, vestiti di bianco, scalzi e digiuni.
I druidi celti onoravano il vischio come pianta sacra, perché ritenevano che nascesse dal cielo (per la precisione, che crescesse nei luoghi colpiti dai fulmini), e poiché le sue bacche si sviluppano in 9 mesi e si raggruppano a tre a tre (il 3 è un numero sacro in molte culture).
La notte di capodanno quindi non dimenticate di far passare “casualmente” la persona che amate sotto un ramoscello di vischio, può darsi che Freya dopo migliaia di anni possa ancora aiutarvi!


- dal web -




martedì 25 dicembre 2018

A Gesù Bambino

(Daniela)



La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te,
Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.

- Umberto Saba -

domenica 23 dicembre 2018

Islanda: la tradizione di leggere libri la notte di Natale

(Daniela - Luna Nera)




Visto che siamo nei giorni che precedono il Natale, mi piacerebbe raccontarvi del Jólabókaflóð islandese, e della tradizione di leggere libri la notte di Natale. 
In Islanda c’è un modo tutto speciale di festeggiare il Natale e di trascorrere la vigilia e la notte di Natale. È tradizione infatti regalarsi libri alla vigilia di Natale e poi trascorrere l’intera notte a leggerli. Questa tradizione di leggere libri la notte di Natale, tutta islandese, è legata al Jólabókaflóð, che letteralmente vuol dire “inondazione di libri per Natale”.



Si tratta di un’usanza risalente alla seconda guerra mondiale.
A quei tempi le restrizioni in vigore limitavano l’importazione di molti beni dall'estero. Così i libri prodotti e stampati in Islanda divennero il regalo di Natale per eccellenza. Questa tradizione però ha anche a che fare con l’editoria islandese: la maggior parte dei libri in Islanda infatti viene pubblicata e venduta tra settembre e la fine di novembre, prima dell’arrivo delle feste natalizie.



Nel mese di settembre tutti gli islandesi ricevono gratuitamente nelle loro case il Bókatíðind, un catalogo con tutte le nuove pubblicazioni. Da questo catalogo gli islandesi scelgono quali libri regalare e quali chiedere in dono per Natale.



Alla vigilia di Natale ci si scambiano così i libri in dono, e poi si trascorre la notte a leggerli, in totale relax, magari seduti comodi sul divano di fronte a un fuoco scoppiettante nel camino, sorseggiando cioccolata calda, in famiglia.



L’Islanda, con i suoi 320 mila abitanti, è uno dei paesi con più libri pubblicati e letti al mondo. Nel 2003 Reykjavík è stata nominata dall’Unesco città della letteratura. 
La tradizione di leggere libri la notte di Natale in Islanda è davvero singolare e affascinante, vero? Vi piacerebbe vivere questa esperienza almeno una volta?


(testo modificato da: https://followthebooks.com/,
immagini dal web)


sabato 22 dicembre 2018

La Vecchina Fantasma di Vico dei Librai (Genova)

(Daniela - Luna Nera)





Questa è una storia che accade a Genova, la mia città, dal 1989. Leggenda o realtà?
Se vi piacciono le storie misteriose che accadono qui a fine anno leggete il racconto......




Questa è la sua stagione.
A dicembre, si narra, può capitare di incontrarla.
Può accadere anche a voi, in una gelida sera d’inverno.
E' il fantasma più famoso di Genova la “vecchina di vico Librai”,  una vecchina che ferma le persone per strada per domandare dove si trovi questo vicolo per poi sparire nel nulla.
Le storie di fantasmi, veri o presunti che siano, sono tanti anche per la città di Genova. La leggenda della vecchina di vico dei Librai è probabilmente una delle storie più celebri legate alla mia città. Secondo la leggenda, infatti, la vecchina si aggirerebbe in zona Porta Soprana, vicino al centro storico, in cerca della sua casa.
La stranezza di questa vicenda sta nel fatto che vico dei Librai ormai da molti anni non esiste più.




La storia inizia nel 1989 con una serie di telefonate alla redazione del "Secolo XIX" in cui i lettori raccontavano ai giornalisti increduli di essere stati fermati da un’anziana signora nella zona dei giardini Baltimora. Secondo alcuni la vecchietta chiedeva indicazioni per Vico dei Librai in dialetto genovese antico,
una richiesta che lasciava interdetto ogni interlocutore non esistendo negli stradari recenti nessuna via con quel nome.

Dove una volta sorgeva Via Madre di Dio e tutto un coacervo di vicoli che componevano la città vecchia, ora si trova il Centro dei Liguri, un complesso moderno privo di qualunque fascino.
Ed è lungo quelle strade che potrete incontrarla.
In inverno, la vecchina si aggira per le strade, indossa abiti di un altro tempo, ha un’espressione spaesata e confusa e chiede informazioni ai passanti. Cerca la sua casa in Vico dei Librai, non riesce più a trovarla. Il suo tono è concitato, ansioso. L’interlocutore ci pensa su, ma non gli sovviene nulla. Via Orefici, Vico dei Droghieri, Vico Trombettieri e Vico degli Scudai, Vico dei Corrieri e Vico Alabardieri..... E i Librai? Oh, no, i Librai hanno perduto il loro vicolo, purtroppo. Si trovava lì, nella zona di Via Madre di Dio, tra Vico Inferiore del Colle e Piazzetta dei Librai. Era un vicolo stretto e angusto?
rigorosamente in dialetto genovese.



rigorosamente in dialetto genovese.





La vecchietta lo sa, lei potrebbe dirvelo, lì era la sua casa, distrutta sotto le bombe che caddero su Genova durante la II Guerra Mondiale, e lei torna, in spirito, periodicamente a cercarla.
Non può trovarla, ma sempre ritorna.
E domanda, chiede aiuto, dice che ha fretta, che deve andare a casa a far da mangiare. Poi svanisce nel nulla e torna nella dimensione dalla quale è venuta.
Una volta entrò in un bar, chiese un bicchiere di latte e se ne andò. Sul bancone aveva lasciato un borsellino, la barista si affrettò subito fuori a cercarla, ma non riuscì più a vederla. Tra le sue mani rimase il portafoglio, contenente banconote ormai fuori corso da molti anni, un Santino e una vecchissima chiave. Tempo dopo, un giovane mendicante incontrò un'anziana signora che indossava abiti antichi: lei gli donò una banconota, ma solamente dopo il ragazzo si accorse che erano cento lire del 1943. Cercò di chiederle spiegazioni, ma era troppo tardi: la donna era sparita di nuovo.
E ancora, una ragazza, afferma di averla aiutata a portare le borse della spesa per poi vederla svanire nel nulla.
Il ritorno, la casa, il focolare, la delusione e il rimpianto. E una vecchina nostalgica, che un tempo abitava in Vico dei Librai.


(testo modificato da vari siti)

P.S.: per rendere meglio l'idea vi consiglio di vedere, possibilmente a schermo intero, i due brevi video qui sotto:
il primo da una trasmissione televisiva, il secondo su testimonianze di chi ha incontrato la vecchina realmente.
Storia del fantasma di Vico dei Librai

Molti altri testimoni, con il tempo, hanno confermato di avere incontrato questa stranissima signora, e fu interpellata addirittura una medium. Quest'ultima raccontò che si trattava del fantasma di Maria Benedetti, morta nel 1944. Lo spettro vaga cercando la sua vecchia casa, in Vico dei Librai, che però non esiste più: il vicolo è stato raso al suolo come l'intera zona di via Madre di Dio, ricostruita poi in seguito. Molti sostengono che la vecchina fantasma continui ad apparire ogni 5 anni, nella vana ricerca della sua casa ormai scomparsa, preferibilmente nel periodo tra Natale e Capodanno e soltanto negli inverni molto freddi e rigid






Tempo dopo, un piccolo mendicante incontrò un'anziana signora che indossava abiti antichi: lei gli donò una banconota, ma solamente dopo il ragazzo si accorse che erano cento lire del 1943. Cercò di chiederle spiegazioni, ma era troppo tardi: la donna era sparita di nuovo.



tempo dopo, un piccolo mendicante incontrò un'anziana signora che indossava abiti antichi: lei gli donò una banconota, ma solamente dopo il ragazzo si accorse che erano cento lire del 1943. Cercò di chiederle spiegazioni, ma era troppo tardi: la donna era sparita di nuovo.



Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/Genova-Today/1135106787520P.S.:Per rendere meglio l'idea di questa storia, vi consiglio di vedere (possibilmente a schermo intero) i due brevi video qui sotto: il primo da una trasmissione televisiva, il secondo con testimonianze di persone che l'hanno incontrata realment





venerdì 21 dicembre 2018

Il miracolo della candela

(Daniela)




Era la vigilia di Natale, nevicava e faceva tanto freddo.
Un mendicante da pochi stracci ricoperto seduto
stava su un gradino della chiesa, e alla gente che
vi entrava tendendo la mano chiedeva:
"Carità, carità, Gesù vi ricompenserà", ma nel palmo della
sua mano nessuno vi metteva una moneta.
Con gli occhi pieni di lacrime s'era rassegnato che
anche oggi non avrebbe mangiato un tozzo di pane.
Un bambino sui cinque anni guardandolo e
sorridendogli pose la sua unica moneta nel
palmo di quella mano tesa, che avrebbe dovuto
mettere nell'apposita cassetta per accendere al
Signore una candela.



Ora era dinnanzi alla Sua immagine e gli disse:
"Mi dispiace, non posso più accenderti come voto
promesso una candela, la moneta l’ho data in
carità a quel vecchio mendicante: ho fatto bene
o ho fatto male? Se tu almeno mi dessi una risposta..."
Sul piedistallo dove vengano messi e accesi i ceri
votivi, c'era un mozzicone di cero spento, ed ecco
che per miracolo da solo si accese, illuminando il
viso del bambino stupito e meravigliato di quel
che aveva visto, cosi ebbe la risposta a quella
 sua domanda.





Quella notte dormì felice, aveva capito che la
vera luce che il Signore vuole non sta in una
candela a lui accesa, ma nel nostro cuore di Carità e d’amore.

- Luigi Calloni -

da:  https://angelluigi.wordpress.com/


giovedì 20 dicembre 2018

La scatola vuota

(Daniela)




La bambina stava preparando un suo pacco di Natale. Avvolgeva una scatola con costosissima carta dorata. Impiegava una quantità sproporzionata di carta e fiocchi e nastro colorato.
“Cosa fai?” la rimproverò aspramente il padre.
“Stai sprecando tutta la carta! Hai idea di quanto costa?”.
La bambina con gli occhi pieni di lacrime si rifugiò in un angolo stringendo al cuore la sua scatola.
La sera della vigilia di Natale, con i suoi passettini da uccellino, si avvicinò al papà ancora seduto a tavola e gli porse la scatola avvolta con la preziosa carta da regalo.
“E per te, papà” mormorò.
Il padre si intenerì. Forse era stato troppo duro. Dopo tutto quel dono era per lui. Sciolse lentamente il nastro, sgrovigliò con pazienza la carta dorata e aprì pian piano la scatola. Era vuota!

La sorpresa sgradita riacutizzò la sua irritazione ed esplose:
“E tu hai sprecato tutta questa carta e tutto questo nastro per avvolgere una scatola vuota!?”.
Mentre le lacrime tornavano a far capolino nei suoi grandi occhi, la bambina disse: “Ma dentro ci ho messo un milione di bacini!”.
Per questo, oggi c’è un uomo che in ufficio tiene sulla scrivania una scatola da scarpe.
“Ma è vuota” dicono tutti.
“No. E piena dell’amore della mia bambina” risponde lui. 

- dal web -

mercoledì 19 dicembre 2018

Martin, il calzolaio che aspettava Gesù

(Daniela - Luna Nera)


Martin, avvicinandosi il Natale desiderava preparare qualcosa per Gesù. Gli preparò un paio di scarpe, una torta, e mise da parte dei risparmi che potevano servire a Gesù per i suoi poveri.

Quando era tutto pronto si mise ad aspettarlo. Improvvisamente qualcuno fuori gridò: "Al ladro, al ladro...". Una donna afferrava un bambino che le aveva rubato una mela. Martin, si addolorò e pensò: "Adesso, se arriva la polizia o lo prende, come passerà il Natale?". Prese i risparmi che aveva messo da parte per Gesù e li diede alla donna, pregandola di lasciar andare il bambino.


Nuovamente incominciò ad aspettare Gesù e per la finestra si accorse di un paio di piedi che camminavano scalzi sulla neve. "Chi sarà?", si domandò. E uscì a cercare il proprietario di quei piedi.



Era un giovane: "Vieni, entra in casa mia, riscaldati un poco", gli disse. Afferrò le scarpe che aveva fatto per Gesù e gliele diede.



 Si disse felice: "Per Gesù mi rimane ancora la torta". Già il sole tramontava e vide un anziano che camminava curvo sulla strada. "Povero vecchietto, forse non avrà mangiato niente tutto il giorno". Lo invitò ad entrare nella sua casa, non gli restava che la torta, pazienza, pensò tra sè, offrendo la torta al povero, accoglierò Gesù un'altra volta.




Dopo che anche l'anziano se ne andò, il povero Martin, si sentiva felice e nello stesso tempo triste, aveva preparato tutto per Gesù, ma lui non era arrivato: pazienza!

Durante la notte fece un sogno: nel sogno gli si presentò Gesù e gli disse:
"Martin, mi stavi aspettando?".
"Sì, ti ho atteso tutto il giorno..."
"Ma io sono venuto a visitarti per ben tre volte.
Grazie dei tuoi regali!"
E Martin vide che Gesù aveva nelle sue mani i risparmi e la torta, ai suoi piedi le scarpe. Si svegliò felice: Gesù era venuto a visitarlo.


- dal web -

giovedì 13 dicembre 2018

Santa Lucia

(Daniela - Luna Nera)






Santa Lucia questa notte
viene giù dalle sue grotte
viene avanti pian, pianino
si nasconde nel camino.

Ma se sente a borbottare,
far capricci o bisticciare
ci ammonisce coi suoi doni
porta cenere e carboni.

Poi ritorna sopra i tetti,
va a trovare gli angioletti.


mercoledì 12 dicembre 2018

Arriva Santa Lucia

(Daniela)




Questa è la notte di Santa Lucia
senti nell’aria la sua magia.
Lei vola veloce col suo asinello
atterra davanti ad ogni cancello.
Ad ogni finestra un mazzo di fieno
e l’asinello ha già fatto il pieno.
Santa Lucia con il suo carretto
lascia a tutti un gioco e un dolcetto.
porta ai bambini tanti regali
tutti belli, tutti speciali.

- dal web -

martedì 11 dicembre 2018

Filastrocca di Santa Lucia

(Daniela - Luna Nera)



Zitti, zitti fate piano
vien la Santa da lontano,
porta a tutti dolci e doni
soprattutto ai bimbi buoni.
Ma se un bimbo è cattivello,
oltre tutto un po’ monello,
nulla trova nel tinello.
Quindi bimbi birichini
diventate un po’ bravini,
e i cuoricini tutti spenti
con la Santa si fan contenti.
Grazie, grazie Santa Lucia,
il tuo incanto mi porti via.


- dal web -


lunedì 10 dicembre 2018

I regali di Santa Lucia

(Daniela - Luna Nera)




Lungo è l’elenco
che vogliamo fare,
ma scegli tu cosa portare:
per il nonno un caldo cappello,
un rospo in tasca a mio fratello,
una fidanzata per il mio cane,
ai passerotti tanto pane;
chicchi di riso per la minestra,
un po’ di pazienza per la maestra,
una nuova scopa per la Befana,
un giorno in più alla settimana;
una sciarpa al pupazzo di neve,
per i miei amici una storia breve.
Fino ad ora abbiamo scherzato
e con le parole abbiamo giocato.
Tu però non dimenticare,
due cose che devi portare:
un sorriso per chi non ce l’ha
e per tutti tanta bontà.


domenica 9 dicembre 2018

Poesia di Natale

(Daniela)


Ogni casa ha il suo presepe
con i monti e la capanna,
ogni presepe il suo pastore
che canta la ninna nanna.

Ogni pastore ha un volo d'Angeli
che gli tiene compagnia;
ogni capanna la sua culla
con Giuseppe e con Maria.

Ogni culla ha il suo Bambino
così bello che è un amore;
e ogni uomo, anche il più povero
ha la gioia nel suo cuore.


- Graziella Ajmone -

sabato 8 dicembre 2018

Dicembre

(Daniela)




A tavola, bambini!
Le castagne son cotte.
la neve sui camini
fa più fitta la notte.

Un bel fuoco di legna
scalda il cuore:
dove la pace regna
è invitato il Signore.

Mai come in questo mese
le case senza siepe
con le lucerne accese
somigliano al presepe.

- Renzo Pezzani -


venerdì 7 dicembre 2018

Il vischio (leggenda)

(Daniela)






C’era una volta un vecchio mercante che viveva da solo in un paese sperduto tra i monti. Non aveva né famiglia né amici, viveva esclusivamente per accumulare denaro e ricchezze. Gli affari erano l’unica cosa cui teneva ed era talmente avaro da perdere il sonno nel timore di essere derubato. Di notte spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva nascosto in una cassapanca.
Per quest’uomo contava solo il guadagno e non si faceva scrupolo di agire in modo disonesto, approfittandosi dell’ingenuità delle persone.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari, non si interessava delle loro storie e dei loro problemi, per questo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, quando ormai Natale era vicino, il vecchio mercante, non riuscendo a dormire, decise di uscire a fare una passeggiata.
Nelle strade sentì un allegro vociare, risate, urla gioiose di bambini e canti.
La cosa non era affatto usuale nel suo paese e ancor di più si incuriosì non avendo ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
A un certo punto udì qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. Ma quell’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì.
Per tutta la notte ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli, che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondesse dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere.
Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato.
Al mattino le lacrime non sparirono ma continuarono a splendere come perle.
Era nato il vischio.

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giovedì 6 dicembre 2018

I regali nello sgabuzzino

(Daniela)



Il postino suonò due volte. Mancavano cinque giorni a Natale.  Aveva fra le braccia un grosso pacco avvolto in carta preziosamente disegnata e legato con nastri dorati.
«Avanti», disse una voce dall'interno.
Il postino entrò. Era una casa malandata: si trovò in una stanza piena d'ombre e di polvere. Seduto in una poltrona c'era un vecchio.
«Guardi che stupendo paccone di Natale!» disse allegramente il postino.
«Grazie. Lo metta pure per terra», disse il vecchio con la voce più triste che mai.


Il postino rimase imbambolato con il grosso pacco in mano. Intuiva benissimo che il pacco era pieno di cose buone e quel vecchio non aveva certo l'aria di spassarsela bene. Allora, perché era così triste?
«Ma, signore, non dovrebbe fare un po' di festa a questo magnifico regalo?».
«Non posso... Non posso proprio», disse il vecchio con le lacrime agli occhi. E raccontò al postino la storia della figlia che si era sposata nella città vicina ed era diventata ricca. Tutti gli anni gli mandava un pacco, per Natale, con un bigliettino: «Da tua figlia Luisa e marito». Mai un augurio personale, una visita, un invito: «Vieni a passare il Natale con noi».
«Venga a vedere», aggiunse il vecchio e si alzò stancamente.
Il postino lo seguì fino ad uno sgabuzzino. Il vecchio aprì la porta.
«Ma...» fece il postino.
Lo sgabuzzino traboccava di regali natalizi.
Erano tutti quelli dei Natali precedenti.
Intatti, con la loro preziosa carta e i nastri luccicanti.







«Ma non li ha neanche aperti!» esclamò il postino allibito.
«No», disse mestamente il vecchio. «Non c'è amore dentro».

- Bruno Ferrero -



mercoledì 5 dicembre 2018

Il vecchio e il bambino

(Daniela)



Tra poco sarà di nuovo Natale.

Il vecchio stava seduto sulla solita vecchia sedia, davanti alla solita vecchia piazza di un vecchio paese.
Il bambino si avvicina chiedendo:
“Vecchio, quanti Natali hai visto?”
“Ho visto tanti Natali”
Il vecchio rispose senza neanche guardare il bambino.
“E quante cose hai fatto?”
“Ne ho fatte tante”
Anche questa volta volta il vecchio non volse lo sguardo al bambino.
“Dimmene qualcuna”
“Quando ero giovane come te ho giocato, ho pescato, ho baciato la mia prima donna, poi mi sono sposato, ho iniziato a lavorare, ho avuto tre figli che hanno avuto altri figli, ho smesso di lavorare e ho cominciato a guardare la piazza”



Al vecchio brillavano gli occhi, ora guardava il bambino.
“E tu?”, disse, “quante cose hai fatto?”
Il bambino, inorgoglito da tale domanda rispose
“Nessuna, ma ho intenzione di giocare, pescare, studiare, baciare la mia prima donna, sposarmi, iniziare a lavorare, fare 3 figli che faranno altri figli, smettere di lavorare e sedermi lì dove sei seduto adesso e guardare la piazza.




- dal web -