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lunedì 29 ottobre 2018

La casa

(Daniela)





Dice l'uccellino:
- Io ho il mio tiepido nido, foderato di lana e di piume, dove posso rifugiarmi quando sono stanco di volare.
Dice il cane:
- Io ho il mio canile riparato dove vado a dormire la notte e mi rifugio quando piove.
Dice il lupo:
- Io ho la tana profonda e sicura dove nessuno può scovarmi e dove allevo i lupacchiotti.
Dice il bambino:
- Io ho la mia casetta con il tetto e le finestre dove posso ripararmi fra le braccia della mia mamma.

- E. M. Baglioni -



(Racconto e immagini dal mio libro di terza classe "Via Fiorita")

venerdì 26 ottobre 2018

Le foglie morte (Jacques Prevert -con video)

(Daniela - Luna Nera)
Una bellissima e famosa poesia che ho sempre amato pur nella sua infinita tristezza...


Oh! Vorrei tanto che tu ricordassi
i giorni felici quando eravamo amici.
La vita era più bella.
Il sole più bruciante.
Le foglie morte cadono a mucchi…
Vedi: non ho dimenticato.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti
e il vento del nord le porta via
nella fredda notte dell’oblio.
Vedi: non ho dimenticato
la canzone che mi cantavi.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.
Le foglie morte cadono a mucchi
come i ricordi e i rimpianti.
Ma il mio amore silenzioso e fedele
sorride ancora e ringrazia la vita.
Ti amavo tanto, eri così bello.
Come potrei dimenticarti.
La vita era più bella
e il sole più bruciante.
Eri il mio più dolce amico…
Ma non ho ormai che rimpianti.
E la canzone che cantavi
sempre, sempre la sentirò.
È una canzone che ci somiglia.
Tu mi amavi
io ti amavo.
E vivevamo noi due insieme
tu che mi amavi
io che ti amavo.
Ma la vita separa chi si ama
piano piano
senza far rumore
e il mare cancella sulla sabbia
i passi degli amanti divisi.

- Jacques Prevert -


Ascoltate la poesia letta molto bene da una ragazza, è ancora più struggente con il sottofondo musicale "Moonrise" di Brian Crain.
(Potete cliccare sul video e leggerla sopra nello stesso tempo).




giovedì 25 ottobre 2018

La preghiera della sera

(Daniela - Luna Nera)



È pur dolce a un’alma pura
la preghiera mattutina
quando ride la natura
d’una luce peregrina,
ma più dolce è la preghiera
nel silenzio della sera.

Come un’eco che risponde
dalle torri delle ville,
lento lento si diffonde
il lamento delle squille
e accompagna la preghiera
nel silenzio della sera.

Quella luce che nel cielo
sparge un languido chiarore,
quella nube che d’un velo
par che copra il sol che muore,
tutto invita alla preghiera
nel silenzio della sera.

E le stelle, che romite 
piovon raggio a noi sì grato,
son le lampade infinite,
che nel tempio del creato 
fan solenne la preghiera
nel silenzio della sera
....................

- Giuseppe Capparozzo -





mercoledì 17 ottobre 2018

Autunno

(Daniela / Luna Nera)



Il cielo ride un suo riso turchino
benchè senta l'inverno ormai vicino.
Il bosco scherza con le foglie gialle
benchè l'inverno senta ormai alle spalle.
Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo,
benchè senta nell'onda il primo gelo.
è sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano, un fiore a ombrello, un fungo.


(Marino Moretti)



lunedì 15 ottobre 2018

La nuova stagione

(Daniela / Luna Nera)



Le svelte rondinelle son partite
in cerca di una terra solatia;
le brune passerine, infreddolite,
cinguettano canzoni in armonia.
Le tiepide giornate son finite:
la fitta nebbia dà malinconia;
le foglie, intanto, vizze ed ingiallite,
cadono volteggiando sulla via.
Ara la terra il rude contadino
e sparge i duri chicchi di semente,
e corre, col pensiero, lietamente,
alle castagne nuove, al dolce vino.
Mugghiano i bovi nelle chiuse stalle
e canta il boscaiolo nella valle.


- C. Mazzoleni -


mercoledì 10 ottobre 2018

Bosco d'autunno

(Daniela - Luna Nera)


Ha messo chiome il bosco d'autunno.
Vi dominano buio, sogno e quiete.
né scoiattoli, né civette o picchi
lo destano dal sogno.
E il sole pei sentieri dell'autunno
entrando dentro quando cala il giorno
si guarda intorno bieco con timore
cercando in esso trappole nascoste.


(Boris Pasternak)

martedì 9 ottobre 2018

Sera d'autunno

(Daniela - Luna Nera)




La sera
si vestì di freddo.
Dietro i vetri appannati
tutti i bambini
vedono tramutarsi in uccelli
un albero giallo.
La sera è distesa
lungo il fiume.
Un rossore di mela
trema sui tetti.

(Federico Garcia Lorca)

giovedì 4 ottobre 2018

Pioggia d'autunno

(Daniela - Luna Nera)




Vorrei, pioggia d'autunno, essere foglia
che s'imbeve di te sin nelle fibre
che l'uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l'inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.


Vorrei, pioggia d'autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.


- Ada Negri -

mercoledì 3 ottobre 2018

La nonna

(Daniela - Luna Nera)




Dall'altra parte del mare
Un giorno moriremo, ma prima viene il canto.
Nonna tu nei cortili dell’estate, già alzata all’alba, 
sola ad aprire imposte e ricevere il sole,
accompagnando la febbre dei miei ultimi sogni
con lo strofinio appena udibile dei tuoi passi, 
entrando dalla parte del giorno a restituirmi il mondo 
nella fragranza del caffellatte.
Non dimentico nulla, io crebbi sulla sponda della tua vestaglia
e dei tuoi scialletti, del tuo gusto per il lilla
che ti fa come una cenere di colombe fra i capelli e le guance,
e sento un’altra volta il soave andare delle pantofole che ti portai dal Cile.
E sto vedendo la lunghissima treccia che tu lasci libera
quando ti alzi, come un ricordo dei tuoi anni di ragazza.
Tu non lo sai, nonna, però in te finisce il tempo, la successione 
dei giorni e delle spiagge, delle aule e dei pianti, dell’amore nei suoi mille specchi, 
dell’uomo e del bambino che riconciliano le loro distanze nei tuoi occhi, oh paese della pace.
Ti vedo e sono piccolo e sono proprio io, e niente impedisce che il piccolo e l’uomo ti diano 
lo stesso bacio e si rifugino nel tuo abbraccio. 
Questi capelli che tu accarezzi e che pettinasti per la prima volta, questa fronte che stai baciando e che lavasti 
dal sudore della nascita, queste mani che vanno per il mondo palpando i suoi bei vuoti, e che guidasti nel primo 
incontro con il cucchiaio e la palla,
tornano al posto del riposo, e non se ne vanno, nonna,
sebbene io viva alzato verso tante rotte, e non se ne vanno, nonna.
La nonna spunta con il giorno a visitare l’orto e le galline
spartisce l’acqua e il mais, ammira i pomodori e i loro progressi,
e gode del racemo che si inerpica, del lampadario delle prugne regine claudie,
e va per le profondità della casa distribuendo l’ordine.
A volte mi alzo, l’accompagno e, associato ai suoi riti, do da 
mangiare agli uccelli e irrigo le veccie, sento il tremito dell’acqua sui rampicanti che bucano i muri e 
che la ricevono crepitando e si riempiono di scintille.
Ho dieci anni, vivo insieme ai bruchi e alle anatre, sono tenero e crudele,
ammazzo e proteggo, ordino come un re le cose del mio regno,
e sopra di me sta la nonna, le arrivo già all’altezza delle spalle, sulla punta dei piedi arrivo a baciarla,
e i nostri occhi si scoprono nell’allegria comune dei polli nati durante la notte.


Il nostro giardino durò quanto l’infanzia. Né tu né io lo dimenticheremo,
nonnina.Non dimenticheremo il sapore delle pesche bianche,
delle barbabietole, delle zucche incendiate.
Fu il tempo del riso al latte coperto di cannella, 
del piacere delle pannocchie sulla tavola tesa sotto i pergolati.
Stai nella cucina in penombra, con i glicini alla porta,
e curi le cadenze delle bacinelle di gelatina,
le marmellate invernali che ordinerai nella credenza.
Io sto lì, con Giulio Verne e una botta al ginocchio,
felice, guardandoti, sicuro che niente potrà mai accadermi, 
che in mezzo al mare o all’assalto del polo con il 
capitano Hatteras, o appeso al cielo con Michel Ardan,
tu mi tieni con te, vicino al fornello da cui l’aroma
inzuccherato cresce come un soave vulcano dipinto a lapis.
Un giorno moriremo, ma prima viene il canto.


E non solo ieri, nonna. A ogni svolta stai lì, piccola
sotto l’architrave, imbacuccata nella tua vecchiezza
senza macchia, 
nella tua piccola salute,
e ogni volta che mi trae da porte e passi e uomini,
io so che tu stai lì. E che il tuo amore senza altra causa che se stesso
ci sostiene nella notte e ci restituisce l’alba dell’incontro,
e il tempo gira la testa e ci accetta interi,
con il bambino che piange tra le tue braccia,
con il viaggiatore che si lava della polvere nel tuo sorriso,
con la giovane nonna che corre in mezzo alla neve per rallegrare il nipote,
con questa vecchietta che sostiene sulla soglia la lampada del benvenuto.
E il primo che muoia sappia che niente muore
e che la perfezione regnò nel suo giorno.

- Julio Cortazar -

- da: "Le ragioni della collera" (1995) -

martedì 2 ottobre 2018

Festa dei nonni (Ottobre)

(Daniela)




In occasione della “giornata dei nonni”, istituita ufficialmente dal Parlamento italiano con legge di Stato e fissata per il giorno 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi, i genitori di Alessio, Grazia e Sara (rispettivamente di 9, 7 e 4 anni), hanno invitato i nonni paterni (Enrico e Clara) e quelli materni (Livio e Liliana), a passare la giornata con loro. I preparativi sono iniziati la giornata precedente, e mentre la mamma si prodigava nell’allestire le sue specialità, Alessio e Grazia, “intralciati”, più che aiutati, dalla piccola Sara che era onnipresente e voleva toccare tutto con le sue manine, hanno addobbato la sala da pranzo con palloncini, festoni e decorazioni varie. All’ora di pranzo sono arrivati gli ospiti con un regalino per ciascuno, che Sara ha voluto aprire all’istante. Durante il pranzo Alessio ha letto un pensierino di auguri e di ringraziamento preparato insieme alla sorella, dove esprimevano la loro gratitudine verso i nonni per il bene che gli volevano, per la pazienza che avevano con loro, per i frequenti regalini e per il tempo che riuscivano sempre a trovare per giocare con loro, per aiutarli a fare i compiti o scarrozzarli in piscina o a danza… E concludevano con una frase che faceva sospettare un benevolo suggerimento (ma che nessuno si è curato di verificare): “perché donare tempo è donare amore”. Parole che hanno fatto scorrere qualche lacrima sul volto delle nonne e hanno spinto il papà a uscire allo scoperto: “Grazie anche da parte mia e della “mia signora” per tutto quello che avete fatto e fate per noi, della vostra collaborazione, anche economica, offerta con gentilezza e discrezione. Senza il vostro aiuto, specialmente in certi periodi, sarebbe stato proprio difficile andare avanti”. “Anche noi”, ha detto nonna Clara, “dobbiamo ringraziarvi per il dono di questi tre birichini, così dolci e così cari, che non avranno aggiunto giorni alla nostra vita, ma sicuramente hanno arricchito di vita i nostri giorni”. E nel coro generale non poteva mancare la voce della piccola Sara: “Anch’io, nonnini… vi voglio bene perché non mi sgridate quando faccio i pastrocchi”.


lunedì 1 ottobre 2018

Ottobre

(Daniela)





Son fuggite le giornate 
dolci e chiare dell'estate. 
Or di nebbie un grigio velo
copre mesto terra e cielo,
mentre, foglia dopo foglia, 
ogni ramo già si spoglia.

Non più all'alba, lieti gridi
d'uccellini e voli e stridi. 
Non si sente che il lamento
lungo e flebile del vento,
che par dire sera e mattina:
"Gia l'inverno si avvicina".

- Ugo Ghiron -