Un articolo di Mianna
Febbraio è il mese del Carnevale e già da qualche settimana i dolci tipici di questa ricorrenza hanno preso il posto di panettoni e pandoro sugli scaffali del supermercato.
Quando ero bambina non esistevano, almeno al mio paese,i fantasiosi costumi di carnevale in vendita oggi anche per i più piccini; bisognava lavorare di fantasia, improvvisare , trasformare, adattare e anche questo faceva parte del divertimento. Una volta però mia madre trovò allo spaccio del grande cotonificio che dava lavoro a quasi tutti gli abitanti del paese - un antenato dei moderni outlet - uno scampolo di tessuto a losanghe colorate e fece confezionare per me dalla sarta il costume di Arlecchino, che è la maschera della nostra città, Bergamo.
Ricordando il piacere e il divertimento provato nell'indossare quel costume, vi racconterò qualcosa di questa simpatica mascherina.
L'edificio apparteneva ai Grataroli, una delle famiglie più potenti della valle, originaria di Oneta, che all'epoca vantava a Venezia ricchezze e fortune.
La maschera di Arlecchino vestiva i panni del servo balordo e opportunista, come erano nella realtà i valligiani brembani che nella città lagunare svolgevano lavori umili e faticosi.
Gli stessi Grataroli, una volta stabilitisi a Venezia, avevano al loro seguito servitori brembani a cui affidavano anche la cura dei loro beni di Oneta. E' dunque possibile che uno di questi servi, portato per l'arte comica, abbia buffonescamente rappresentato sulla scena il ruolo di sè stesso nella realtà quotidiana.
Il ruolo iniziale si arricchì di forme e contenuti, diventando il personaggio Arlecchino,la cui licenziosa e pungente comicità veniva apprezzata in quanto non oltraggiava l'orgoglio veneziano, ma prendeva di mira il tipico servitore bergamasco, costretto ad aguzzare l'ingegno per questioni di sopravvivenza.
E a proposito del suo costume variopinto, si racconta questa fiaba:
" Molti e molti anni fa, in una scuola di Bergamo, gli scolari stavano discutendo sulla mascherata alla quale avrebbero partecipato per festeggiare il Carnevale.
Solo Arlecchino, un bambino molto povero, non partecipava ai loro discorsi. La sua mamma non aveva i soldi per comprargli il costume per partecipare alla sfilata.
Un bambino buono si accorse della sua tristezza e disse ai compagni: "Portiamo tutti un pezzetto di stoffa del nostro costume, così la sua mamma gli cucirà un vestito di Carnevale".
La proposta fu accettata. I bambini portarono tanti pezzetti colorati di stoffa e la brava mamma di Arlecchino potè confezionargli il costume, che così variopinto piacque a tutti e fu il più ammirato."
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