- Un racconto di Annalisa Ferri -
Anche nel silenzio di quei luoghi dormienti era arrivata la voce del passero allegro, ridente, in un'eco gioviale che aveva risvegliato i fratelli tra i pini e gli olmi e tutti, quella mattina iniziarono il loro canto nuovo. Nuovi colori più miti si aprivano alle ali distese degli uccelli, che volavano frenetici di ramo in ramo, di albero in albero, sui balconi, nei giardini e negli orti, portati da un vento di attesa.
Una danza contagiosa, un cantare gioioso, giunse in ogni luogo, come portato da un diligente banditore, salendo nelle vie del paese, fin dentro il granaio vecchio, riparo delle allodole nelle notti fredde, da cui un piccolo spiraglio di tetto bucato permetteva di vedere sempre il cielo, e di spiare la notte con le sue stelle e la sua luna. E quel mondo di fuori cambiava con l'alternarsi delle stagioni: erano notti chiare in estate, buie e fredde in inverno, con un manto nero su cui tremavano le stelle lasciate nell'aria gelida. Da lì si vedeva per prima, quando arrivava, la neve;
la si sentiva nell'aria frizzante e quando il cielo era bianco e rosa cadeva copiosa dentro il fienile, come fiocchi di ovatta leggera buttati lentamente e per caso. Qualche lucciola volava sul tetto e passava di sfuggita davanti a quella fessura larga in estate, mentre ripeteva la sua danza luminosa sui prati e si consacrava all'amore nelle radure nascoste. Quel luogo dormiente, lasciato solo, viveva un nuovo mistero,avvisato con cura da un fanciullesco suono di voci. E fino al fienile scrigno dei tempi volava ora quel passero felice per annunciare all'allodola antica che il freddo inverno stava invecchiando e che si sarebbe sciolto al primo caldo sole in un ricordo limpido accanto al quale, una mattina all'improvviso, sarebbero nati mazzi di margherite.
- Annalisa Ferri -
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