Un articolo di Mianna
La cartapesta è una tecnica povera di lavoro plastico.
La cartapesta è una tecnica povera di lavoro plastico.
Per prepararla occorrono carta e stracci intrisi di un materiale collante come colla di farina, colla vinilica e simili.
Per realizzare oggetti piccoli , come ad esempio le maschere, è consigliabile utilizzare la carta assorbente venduta nei negozi d'arte o nelle cartolerie, imbevuta di colla da parati preparata con acqua.
Chi prepara i carri di Carnevale invece usa la tecnica della carta da calco, che permette di costruire oggetti di grandi dimensioni.
La cartapesta una volta essiccata diventa molto leggera.
Interessante l'uso della cartapesta che è stato fatto in occasione del disastro di Fukushima in Giappone, a seguito del maremoto del 2011, durante il tentativo di tappare una falla nel reattore n.2 della centrale nucleare danneggiata: i tecnici della Tepco, gestore dell'impianto hanno versato 8 Kg di polimeri, 60 kg di segatura e tre sacchi di giornali sminuzzati nel pozzo di sfogo collegato all'edificio delle turbine, dopo l'utilizzo inefficace di calcestruzzo, pur di chiudere la crepa di 20 centimetri, limitare la fuoriuscita di radiazioni e il disastro ambientale.
Sembra che l'origine della cartapesta sia da attribuire ai cinesi che intorno all'anno zero trovarono il modo di utilizzarla addirittura per gli elmi e le armature dei guerrieri. Dalla Cina, passando per il mondo arabo, la carta arrivò in Europa intorno al X secolo.
Sembra che l'origine della cartapesta sia da attribuire ai cinesi che intorno all'anno zero trovarono il modo di utilizzarla addirittura per gli elmi e le armature dei guerrieri. Dalla Cina, passando per il mondo arabo, la carta arrivò in Europa intorno al X secolo.
L'utilizzo della cartapesta a fini artistici è noto in Italia fin dal Cinquecento, dato che già allora si realizzarono statue a carattere sacro a somiglianza di quelle di legno, ma fu l'Inghilterra il paese dove questo materiale riscosse maggior successo, a partire dalla seconda metà del Settecento. Da quel momento, la cartapesta fu impiegata al posto dello stucco nelle decorazioni di soffitti e muri.
Intorno al 1760 furono chiamati, per i lavori di costruzione e rifinitura della chiesa di West Wycombe, operai italiani e questo evento fu una delle saldature fra la tradizione italiana più antica e le nuove applicazioni che si svilupparono successivamente in Inghilterra.
Verso la fine del XVIII secolo si cominciarono a costruire vari oggetti come astucci, vassoi e perfino mobili. Per renderli più durevoli si utilizzò una rivestitura impermeabile per laccare la superficie e grazie alla plasticità del materiale si ottennero forme pregevoli e originali.
Intorno al 1760 furono chiamati, per i lavori di costruzione e rifinitura della chiesa di West Wycombe, operai italiani e questo evento fu una delle saldature fra la tradizione italiana più antica e le nuove applicazioni che si svilupparono successivamente in Inghilterra.
Verso la fine del XVIII secolo si cominciarono a costruire vari oggetti come astucci, vassoi e perfino mobili. Per renderli più durevoli si utilizzò una rivestitura impermeabile per laccare la superficie e grazie alla plasticità del materiale si ottennero forme pregevoli e originali.
maschere di cartapesta |
Nel XIX secolo in molte città italiane si diffuse l'uso della cartapesta per celebrare il Carnevale, non solo con la realizzazione di maschere, ma anche per la creazione di enormi carri allegorici.
I primi carri di cartapesta si costruirono ad Acireale intorno al 1880 e da allora, fino ai nostri giorni, Acireale ha mantenuto questa tradizione servendosi di tanti cantieri portati avanti da volenterosi artigiani.
A contendere il primato ad Acireale c'è Viareggio, dove la prima sfilata di carrozze addobbate a festa nelle cuore della città vecchia si tenne il 24 febbraio, Martedì Grasso, del 1873. Oggi tutto il mondo conosce il grande spettacolo del Carnevale di Viareggio.
Nel corso degli anni le tecniche di costruzione divennero sempre più fantasiose e raffinate. Nel 1923 la magia del movimento animò i carri allegorici e il primo a sbattere le palpebre fu un malinconico Pierrot.
Grazie alla tecnica della carta a calco e alla leggerezza del materiale impiegato furono realizzate costruzioni colossali, sempre più ardite nella scenografia e nella movimentazione.
Nel 1930 il pittore e grafico futurista Uberto Bonetti ideò il Burlamacco, la maschera simbolo di Viareggio, che rappresenta i due momenti clou della vita della città, l'estate e il Carnevale.
In questi giorni in cui si celebra il Carnevale, in molte città italiane sarà possibile ammirare l'opera di tanti abili artigiani capaci di realizzare con materiale assolutamente povero vere e proprie opere d'arte.
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