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venerdì 22 dicembre 2017

L'arrivo degli zampognari

(Daniela)


-da un racconto di Annalisa Ferri -





Qui si rammenta come il suono delle zampogne, un tempo, fosse un po' la colonna sonora del Natale.



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Il suono delle zampogne per le strette vie del borgo già imbrunite dal sole tramontato precedeva il passo cadenzato degli zampognari. Come un'eco lontana proveniva dall'alto del paese, nascosto dai muri a secco e dalla brina mai sciolta degli angoli in ombra. Lentamente dondolavano con i loro abiti di pelle e di lana, i cappelli a larghe tese ed il suono malinconico delle canzoni natalizie. Chiedevano un po' di denaro, biscotti secchi o noci con il loro modo garbato rispettoso.



Passavano tra grossi portoni chiusi da cui erano appesi rami di vischio o ghirlande di agrifoglio, tra gli orti con sui rami fiocchi in tessuto rosso e bianco. Cantavano per il paese che lavorava in vista di un po' di riposo. Il boscaiolo fermava la sua accetta e faceva il segno della croce quando sentiva salire dal borgo fino ai sentieri del bosco le note delle canzoni che tutti, in una chiesa illuminata da fiammelle tremanti, avrebbero intonato nella notte della nascita del Signore. Le donne che si occupavano del bucato o della raccolta delle ultime erbe selvatiche cantavano con le mani giunte e la voce tremante, in un latino impreciso, le strofe che nei loro duri anni avevano imparato.



Mentre il fumo dei camini rendeva l'aria assopita in una sottile nebbia, i bambini coperti si rincorrevano nella piazza e nei vicoli a spiare il passaggio di quelle mitiche figure che sembravano figuranti del presepe e che solo in questo periodo li si vedeva passeggiare, con i loro baffi grossi e la barba arricciata, grossi stivali a dettare il ritmo delle melodie. Gli zampognari passavano accanto alla chiesa, vedevano nelle case brillare l'abete e dai piccoli negozi alimentari sentivano uscire odore di anguilla e zucchero a velo. Nei giorni che prevedevano il Natale la tradizione di ripeteva precisa e tutti ormai aspettavano quel suono pieno di ricordi e di speranza.




Tutti attendevano in quei giorni quel corteo nostalgico, anche la nonna più anziana del paese, che faceva ancora il pane in casa nonostante gli anni ed aveva nel portagioie della camera le foto di un Natale del dopoguerra: con una vista incerta si avvicinava alla finestra e scostando la tendina ricamata nella giovinezza ascoltava la sacra strofa che voleva un bambino sceso dalle stelle dormire al gelo, mentre il fuoco della piccola cucina scaldava il suo cuore e la lacrima scesa a ricordare i canti nella notte di Natale della sua gioventù. 


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