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venerdì 29 dicembre 2017

Il sentiero di fine anno

(Daniela)

- da un racconto di Annalisa Ferri -




Dalle montagne saliva una luce rosa nel momento del crepuscolo che lasciava evidente nell'azzurro un punto di luce che man mano diveniva più intenso: Espero annunciava la discesa della sera tra un latrato di cani nella valle. Era così sparito dietro gli ippocastani ed i faggi il sole, lasciando intorno un intenso profumo di muschio e sottobosco. Gli stormi di corvi tornavano a nascondersi tra pini mediterranei cantando all'anno che terminava al termine ancora prematuro del giorno. Come era ormai consuetudine, la vecchia signora aveva iniziato il cammino per raccogliere rami secchi e pezzi di tronco da far bruciare la notte in cui il nuovo anno entrava sul mondo. Cercava i rami profumati caduti per il vento forte e cantava melodie lontane, che la riportavano alle feste religiose estive del patrono del borgo.



Quel sussurrare dolce era ascoltato dagli animali che in letargo non erano caduti: volpi e lepri si incuriosivano per quei sospiri di note e parole antichissime, che apparivano come magici riti propiziatori. Le fascine divenivano sempre più consistenti ed il sentiero buio mentre le strofe si susseguivano. La signora sarebbe tornata anche nei seguenti giorni nel bosco, avrebbe passeggiato toccando con le sue mani rugose i grossi tronchi su cui da bambina si era arrampicata per vedere il nido del picchio. Camminava sulla terra bianca bagnata dal freddo e dalla brina del mattino, chinandosi per prendere rami o pigne cadute. Il suo volto invecchiava velocemente in quei giorni e diveniva bianco, come i suoi capelli raccolti con la spilla regalata dalla nonna. Nella sua casa vi era l'essenziale ed un piccolo camino sempre acceso, notte e giorno. Arrivava la fine dell'anno e tutto il borgo si preparava ad accoglierlo con canti e pasquinate. In quella casa lontana invece regnava il silenzio interrotto dallo scoppiettio della legna secca.



La signora dormiva accanto al camino, su una poltrona con coperte di lana fino al momento in cui giungeva lontana l'eco della musica della notte del capodanno e chiudendo gli occhi vedeva la piazza gremita di fanciulli danzare e ragazze ridenti servire dolci fatti in casa, promesse d'amore e finestre aperte sui gerani ai balconi in ferro e pietra. E mentre il sorriso sul volto bianco si componeva e le parole delle canzoni da piazza venivano sussurrate nel buio rotto dalle fiamme del camino, la signora diveniva esile e quasi ombra, tornava ai suoi tempi giovani, con la luna piena e le lucciole nella vallata, fino a scomparire tra il fumo del suo fuoco di fascine ancora acceso.




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