Un racconto di Annamaria Matera.
Un giorno di tanto tempo fa, Babbo Natale ricevette una strana letterina, con una richiesta un po’ particolare ...
Sprofondato nella sua morbida poltrona, davanti al grande camino acceso dove le fiamme danzavano allegramente, leggeva attentamente le letterine che i bambini di tutto il mondo gli avevano mandato con le loro richieste di doni. Gli occhialini rotondi che portava sul naso, a volte, ballonzolavano un po’ perché alcune richieste erano proprie buffe e lo facevano ridere veramente di cuore.
La più strana era stata quella di un bambino che gli aveva scritto: “Caro Babbo Natale, mi chiamo Marco e sono un bambino buono. Quest’anno, non ti chiedo doni, ma per favore, convinci tu la mia mamma a farmi portare dentro casa il pupazzo di neve che ho costruito in giardino. Di notte fa tanto freddo lì fuori, invece, accanto al fuoco si sta proprio bene. Se lui viene in casa, potremo giocare insieme e potrei dargli anche qualcosa da mangiare, prima che, per la fame, cominci a sgranocchiare la carota che gli ho messo per naso. Se non sai dove trovarmi, non ti devi preoccupare, perché adesso io ti do tutte le indicazioni per trovare la mia casa: io abito a …....” –
E gli scrisse l’indirizzo.
E gli scrisse l’indirizzo.
Babbo Natale, che ha girato in lungo e in largo tutto il mondo, conosceva molto bene il posto dove abitava quel bambino: era davvero un posto molto freddo, c’era la neve per molti mesi all’anno e la temperatura, a volte, scendeva di molti gradi sotto lo zero, specialmente di notte, quando non c’era neanche un raggio di sole.
Aveva ragione Marco: in quel posto, anche un pupazzo di neve avrebbe avuto freddo.
Mosso a compassione, decise di aiutare quel bambino generoso, anche se non sapeva ancora come avrebbe fatto. Era, comunque, arrivato il momento di partire, così chiamò le sue renne e disse loro: - Legata a quell’albero laggiù, c’è la mia slitta, anche se non la vedete perché è coperta di neve …
Coraggio, andate a prenderla e preparatevi, mentre io riempio i sacchi con i doni per i bambini.
Si parte!
Le renne litigarono un po’ per decidere come sistemarsi davanti alla slitta, ma quando Babbo Natale apparve sulla porta di casa, trascinando gli enormi sacchi pieni di giocattoli, erano tutte al loro posto, pronte a cominciare il lungo viaggio.
Salterello, che già scalpitava per la fretta di partire, girando indietro la testa, si accorse che Babbo Natale aveva caricato sulla slitta anche la sua vecchia valigia personale, dove conservava gelosamente i suoi vestiti rossi.
- Ma perché quest’anno porti anche la valigia? - gli chiese.
- Perché quest’anno nevica molto e potrei bagnarmi e se sarà così, dovrò cambiare vestito. Sono molto vecchio, ormai, e potrei beccarmi un raffreddore. E poi, quest’anno, dobbiamo andare in un posto molto lontano, ma muoviamoci, vi dirò tutto strada facendo - e cominciò a raccontare della strana richiesta di Marco.
- Cometa, tu che porti il nome di una stella, chiedi a loro se sanno indicarci dove si trova la casa di Marco -
- Per parlare con le stelle, dobbiamo andare in alto, in alto, proprio nel mezzo del cielo. Forza, su! Si vola! –
Cometa chiacchierò un po’ con le stelle; un angelo che passava da lì, ascoltò le loro ciance e si intromise nella conversazione: - Posso accompagnarvi io.
Conosco bene la strada e conosco molto bene Marco: sono il suo Angelo custode! E’ un bambino buono e sensibile, fate bene ad accontentarlo. Seguitemi, vi porterò proprio davanti alla sua casa, ma non correte troppo, le mie ali sono ancora piccole e non posso corr. …... oh, scusate, volevo dire volare troppo velocemente –
E si mise al fianco di Cometa, cercando di mantenere la loro andatura.
Arrivarono davanti alla casa di Marco che era notte fonda. Il pupazzo di neve era in giardino e intorno c’era solo buio e freddo, ma le finestre della casa erano tutte illuminate e quella luce dava un po’ di conforto anche al povero pupazzo. Marco gli aveva messo un vecchio cappello e una grossa sciarpa di lana intorno al collo, ma i bottoni che disegnavano la bocca, facevano un arco all’ingiù, come se fosse triste o non avesse voglia di sorridere. Il piccolo se ne stava dietro i vetri di una di quelle finestre, cercando di consolarlo con la sua presenza. Le renne e Babbo Natale non sentivano le sue parole, ma vedevano le sue labbra muoversi lentamente, mentre le lacrime gli rigavano le guance.
- Povero bambino!- disse Babbo Natale - soffre davvero per il suo amico di ghiaccio! Nascondiamoci prima che ci veda, appena andrà a letto, entreremo in azione -
- Ma come possiamo aiutarlo?- intervenne Fulmine - Non penserai davvero di portare il pupazzo di neve davanti al camino! Sarebbe come ucciderlo, si scioglierebbe in un attimo e Marco resterebbe senza il suo amico-
- Ci penseremo. Ora dobbiamo nasconderci - e, senza far rumore,
trascinarono la slitta dietro un grosso cespuglio carico di neve.
- Vi dirò io quando il bambino andrà a letto- cinguettò l’Angelo custode di Marco, volando sopra le loro teste - tanto, io per lui sono invisibile e posso avvicinarmi alla casa- E volò via, andando a posarsi proprio sul davanzale di quella finestra da
dove Marco parlava al pupazzo.
Quando le luci nella casa si spensero e rimase solo la fiamma del camino a rischiarare la notte, l’angelo chiamò la banda di Babbo Natale.
- Potete venire fuori, son andati tutti a letto -
Sbucarono da dietro il cespuglio quatti-quatti, ma Babbo Natale aveva l’aria preoccupata e continuava a lisciarsi la barba con una mano, perché non aveva ancora trovato una soluzione.
- Cosa possiamo fare per questo bambino? Cosa possiamo fare?- continuava a ripetere.
Fu proprio in quel momento che a Cupido, la renna più generosa delle altre, venne un’idea. - Capo - disse, rivolgendosi al vecchio preoccupato – se non sbaglio, quest’anno hai portato la valigia con i tuoi vestiti... ne hai tanti e tutti in ottime condizioni... potresti regalarne uno a questo povero pupazzo
infreddolito! -
- Bravo, Cupido! Bella idea! Forza, mettetevi al lavoro per vestire questo pupazzo -
Le renne, felici come non mai di poter finalmente curiosare nella segretissima
valigia di Babbo Natale, cominciarono a buttare per aria tutto ciò che conteneva e a prenderlo in giro.
- Ma di che misura sono questi vestiti? Dovresti metterti a dieta, capo!
Guarda questi pantaloni, sono enormi! E questa casacca? E la cintura? Ma quanto è lunga questa cintura? –
- Ma insomma! Come vi permettete? Il vostro compito è vestire il pupazzo e non fare commenti sulla mia linea -
- Linea?- sghignazzò Fulmine - è una linea molto curva, specialmente sulla pancia. Ma proprio in quel momento incrociò lo sguardo severo di Babbo Natale che lo rimproverava.
- No, no, scusa, non lo dico più – si difese.
- E’ inutile fare battute, ho già deciso di mettermi a dieta appena torneremo a casa -
- Dici così ogni anno, ma poi.... -
- Lo so, lo so, ma quest’anno ci riuscirò e, comunque, non sono affari vostri. Forza, su, al lavoro! -
Vestire il pupazzo di neve non fu facile, ma, alla fine, le renne ci riuscirono.
Babbo Natale gli regalò anche uno dei suoi cappelli e dal fondo della sua valigia, tirò fuori anche una caldissima sciarpa.
- Ora non sentirà più freddo e il piccolo Marco sarà finalmente contento. Missione compiuta! Si riparte, amici miei, ci sono ancora tanti bambini da accontentare... -
E dopo aver lasciato una letterina per Marco proprio sul
E dopo aver lasciato una letterina per Marco proprio sul
pupazzo,
salutato il piccolo angelo custode, la slitta puntò di nuovo verso il cielo e le stelle, alla ricerca di altre case abitate da bambini buoni. La mattina dopo, Marco si sveglio di buon ora e corse sotto l’albero di Natale per cercare i suoi doni, ma non trovò nulla. Due grosse lacrime stavano per spuntargli dagli occhi quando sentì la voce della mamma che lo chiamava: - Marco, corri,
vieni a vedere il tuo pupazzo di neve! Qualcuno gli ha messo il vestito di Babbo Natale! -
Allora Marco capì e corse fuori in pantofole e con indosso solo il pigiama, mentre la mamma gli gridava: - Vieni dentro, fa freddo, ti ammalerai! - Ma il piccolo era già in giardino e saltellando davanti al suo amico di ghiaccio, cantava: - Che bello, che bello! Ora finalmente non avrai più freddo –
Solo in quel momento si accorse che da una delle tasche della giubba rossa spuntava un bigliettino. Era di Babbo Natale, che aveva scritto proprio di suo pugno: “Caro Marco, ho cercato di accontentarti nell'unico modo possibile,
perché Babbo Natale esaudisce sempre i desideri dei bambini buoni che, come te, non pensano solo a se stessi, ma si preoccupano anche degli altri.....”
Emozionato e felice, Marco non finì nemmeno di leggere e corse in casa gridando: - Mamma, mamma, Babbo Natale mi ha scritto una lettera......Non ci credi? Guarda, leggi anche tu - Il pupazzo di neve, invece, non si mosse; rimase al suo posto godendosi il calore che la giacca di Babbo Natale gli regalava, ma adesso, i bottoni che disegnavano la sua bocca non formavano più un arco all'ingiù perché sorrideva.
- Annamaria Matera -
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