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lunedì 6 marzo 2017

La sera delle ceneri

- Un racconto di Annalisa Ferri -


Suonava la primavera nel vento che sapeva di erba. Il prugno aveva boccioli su tutti i rami ed alcuni timidamente aprivano le ciocche alla sera che scendeva. Non c'era il canto dei grilli o degli uccelli notturni nella prima notte di marzo che quell'anno combaciava con il giorno delle ceneri.



 Nella chiesa del borgo vi era ancora odore di cera e qualche candela votiva accesa e quasi consumata interamente, ricordo della messa del pomeriggio, in cui il parroco aveva accolto paternamente la comunità devota che iniziava il digiuno e la penitenza. I più piccoli avevano scelto un fioretto da mantenere fino alla conclusione della Quaresima e lo custodivano gelosamente nel cuore. Alla messa avevano partecipato tra gli altri una donna anziana con la piccola nipote: nel tragitto dalla casa colonica alla chiesetta antica dedicata alla Madonna la bambina aveva raccolto qualche margherita spuntata disordinatamente nei prati ed aveva lasciato quel piccolo mazzo accanto alla statua della Vergine adorante avvolta nel manto celeste.



 Le storie dell'infanzia narrate dalla nonna erano favole per la piccina che ascoltava a bocca aperta, vivendo nella mente immagini di un'epoca lontana che rivivevano nelle mani rugose dell'anziana, nel profumo dei suoi abiti, negli occhi grigi che divenivano lucidi davanti a quei ricordi, mentre il sole calava chiaro e si notavano tremanti nella chiesa tutte le fiammelle accese per la messa. La funzione solenne imponeva in quel periodo una rinuncia, seppur piccola, in attesa della Pasqua, quando gli asparagi sarebbero spuntati nel bosco, il profilo dei fiori si espandeva nella valle e gli uccelli intonavano il Gloria alla vita ed al Signore.



La sera delle ceneri, come era ormai consuetudine, le campane della chiesa venivano legate e per quaranta giorni non avrebbero emesso quel rintocco rassicurante che si perdeva nella valle a scandire i giorni di lavoro ed i lavori della giornata. Quel silenzio nella notte si perdeva nel silenzio più scuro. La luna nuova, piccolissima e sottile, non si tratteneva nel cielo, ma fuggiva via dietro i faggi alti e le querce antiche, corde mute d'arpa, quella notte, non pizzicate dalle dita del vento. In ogni casa qualcosa era nascosto per quaranta lunghi giorni senza il Gloria: un dolce, un vestito nuovo, un profumo, proprio in nome di quell'antica devozione colma di rispetto. Silenzio e buio regnavano in tutte le case di campagna, dai cui corridoi si sentiva il respiro ed il russare di uomini stanchi, che prima dell'alba pallida e fredda avrebbero iniziato una nuova faticosa giornata. Nessun albero si muoveva in una notte senza suono, nessuna stella brillava più delle altre, ma tutte all'unisono donavano un po' di solidale luce al borgo adagiato tra i boschi e la valle.



Solo la luce del camino, in ogni casa, ancora brillava solitaria: piccoli carboni ancora vivi ed arzilli resistevano alla cenere posta loro sopra per mantenerli per il fuoco dell'Aurora; la stessa cenere che nel pomeriggio aveva coperto il capo dei fedeli del paese remoto, che tra i dolori e le sofferenze proseguiva, mormorando preghiere, il cammino nel mondo.


- Annalisa Ferri -

da:  https://www.facebook.com/Lodore-del-fieno-di-giugno-1608801219439238/

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