- Un racconto di Amorina Penna -
E' come se la Primavera, un giorno dopo l'altro, avanzasse lentamente lungo il sentiero del mio frutteto: un incedere lento ma deciso che, giusto la lunghezza di un passo, rinverdisce man mano il cammino con tenero trifoglio ed erbe di campo.
Ogni anno pare dimenticarsi del mio terreno mentre tutto intorno forsizie e pyrus incominciano a splendere nei giardini attendendo i canti degli uccelli. Nella mia campagna rimane tutto fermo, immobile, tranne per il mormorio dei pioppi le cui foglie, con lo stesso fruscio delle pagine sfogliate di un libro, portano i racconti dell'acqua che scorre nello stretto canale.
Poi, un mattino, piccole macchie di vinche minor - gli occhietti o scarpette della Madonna - appaiono tra l'erba ancora schiacciata dal freddo ed in pochi giorni il prato diventa un magico lago azzurro che s'increspa alla carezza di un refolo allagando il prato intero in rivoli giocosi che si spargono ovunque.
...Ma dopo un gennaio tanto rigido anche le violette faticano a profumare l'erba e rimangono raccolte in piccoli bouquet ai piedi dei tronchi coperti di muschio invece che distendersi generosamente, come negli anni passati, quasi soffocando gli altri colori in una tavolozza che dal bianco arriva al blu intenso passando per tutte le sfumature del lilla. E' come se le vinche e le violette si fossero pacificamente spartite il terreno tenendo la canaletta come confine, invadendo appena, gentilmente, lo spazio le une delle altre solo per rendere le reciproche distese ancora più sorprendenti.
Tuttavia ogni passeggiata porta nuove scoperte di rinascite: pratoline e tarassaco accendono più oltre il prato con la loro luce - piccoli punti luminosi sul terreno indurito dalla lunga mancanza di pioggia; l'erba cipollina appare con i suoi alti mazzetti tra il lamio rosso e quello bianco - la falsa ortica, da sempre usata in cucina ed in erboristeria - mentre la malva e le roselline verdi dell'euphorbia incominciano appena a spuntare.
Eppure il vero segno che la Primavera inizia la sua stagione rimane l'antico pruno selvatico che, sul limitare del confine, china la sua chioma all'ingresso del sentiero. Quando attorno è ancora tutto addormentato, indeciso, il pruno indossa il suo candido abito da sposa e risplende come una cascata invitando al canto e al sorriso uccelli e umani. Quello è il segnale!
Da lui, come una magia, parte il richiamo agli altri alberi che via via indossano le loro vesti bianche o rosate coprendosi di fiori attorno ai quali ronzano le api stordite e danzano le farfalle e mentre l'occhio s'inebria di tanta gaiezza attorno è tutto un profumo che esalta i sensi.
- racconto e foto personali di Amorina Penna -
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