Illustrazione Pio Pullini, originale dal libro del 1931
In viaggio.
Si va in campagna. Il maestro conduce un gruppo dei suoi migliori alunni alla festa degli alberi. Già il viaggio è per tutti un principio di festa, perchè con un comodo tramvai si attraversa la campagna in fiore. E' la primavera, in tutta la sua fresca bellezza: gli orti sono colmi di verdure, i giardini di rose, di margherite; sugli alberi si vedono i frutti, alcuni dei quali, come le amate ciliege, cominciano a maturare. Bello è vedere, tra il verde dei pascoli, le greggi custodite dal cane, che al minimo pericolo abbaia per richiamare l'attenzione del pastore e, a misura che il tramvai sale la collina, l'orizzonte allargasi e città e paesi apparire in lontananza. Ed ecco la prima fermata; i ragazzi ancora non scendono, ma dai finestrini vedono il paesetto grigio, in mezzo alle vigne, e a fianco della piccola stazione tutta lieta di fiori, una scuola all'aperto.
Foto dal web del 1957 / 58
L'arrivo.
Si scende alla seconda stazione. Il maestro del paese, coi suoi alunni, aspetta quello della città per recarsi tutti assieme al campo, dove si svolgerà la festa degli alberi.
I ragazzi, sulle prime, si guardano con diffidenza; quelli del paese sono quasi tutti figli di vignaiuoli e di contadini, ma non intendono di essere presi in giro da quelli della città. Mentre, sotto la guida dei maestri, si attraversa il paese e si prende la strada dei campi, si fa amicizia, non solo, ma sono quelli del luogo che cominciano a burlarsi degli altri.
C'è, per esempio, Cherubino che si ferma a bocca aperta davanti a una distesa di cespugli alti dalle larghe foglie, e poi grida, con la sorpresa di uno che fa una grande scoperta:
- Guarda, guarda! Queste sono dunque le piante dei carciofi!
E tutti ridono alle sue spalle. Anche gli altri suoi compagni poco distinguono una pianta dall'altra; ma i maestri, e soprattutto l'agronomo che dirige la festa, sono lì apposta per istruirli in proposito.
Foto dal web del 1957 / 58
I nomi delle piante.
L'agronomo è un signore alto e robusto, che li riceve in un grande prato nudo di alberi, ma dove già alcuni uomini hanno vangato la terra e scavato grandi buche.
Il posto è bellissimo; si sente un'aria aromatica, un profumo di terra smossa.
- Questa festa - spiega l'agronomo - è stata istituita per insegnare ai ragazzi che bisogna coltivare la terra e amare gli alberi quasi come fratelli. L'albero è necessario all'uomo non solo per i suoi frutti, per la sua legna ed i suoi tronchi, ma, soprattutto, perchè purifica l'aria e rende bello il luogo dove cresce. Noi oggi pianteremo qui solo alcuni esemplari delle innumerevoli specie di piante che crescono nella nostra fertile Italia, e cioè quelli adatti alla terra ed al clima di questa regione. Questo è il vostro albero preferito, il castagno, - dice, sollevandolo dal fascio dei virgulti che aspettano di essere piantati; e lo consegna a Sergio, insegnandogli come deve collocarlo nella buca, e poi coprirlo di terra con la vanga e la zappa - e questa è la quercia, la cui ghianda nutrisce i maialini dai quali si fa il saporito prosciutto, buono per le vostre merende. E questo è il platano, e questo il tiglio, e questo il noce, i cui frutti e il cui legno sono apprezzati in tutto il mondo.
A misura che li nominava, traeva dai fasci le piantine e le distribuiva ai ragazzi, aiutandoli a metterle nelle buche e insegnando come dovevano essere coperte di terra, sostenute da pali e circondate di siepe. E i ragazzi imparavano con slancio e gioia. In ultimo, sull'orlo del campo, fu piantata una fila di olivi.
Foto dal web del 1957 / 58
Colazione sull'erba.
Quando la piantagione ebbe termine, a ciascun ragazzo pareva che la sua pianticina già crescesse; e le voleva bene come ad un suo simile, secondo le parole dell'agronomo.
In ultimo tutti sedettero sull'erba, e fu servita una refezione composta di pagnotte imbottite di quel saporito prosciutto del quale aveva parlato l'agronomo, e che i ragazzi, un po' stanchi per la fatica, ma coloriti in viso e pieni di allegria, divorarono con grande piacere.
Una sorpresa e un premio furono infine per i ragazzi due cestini di fragole, che un contadino portò a nome del podestà del paese.
- Grazia Deledda -
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