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martedì 14 marzo 2017

Dialogo del fanciullo e dell'albero fiorito.



- Un articolo di Daniela -






Parla il fanciullo:

Oh, la stranezza! Ieri, 
nudo come una trave: 
oggi, vestito a festa! 
E spargi il tuo soave 
chiaror per la foresta; 
e nei venti leggieri 
agiti il tuo vestito 
lucente e ricamato. 
o, chi te l'ha donato 
o chi te l'ha cucito 
cotesto bel vestito 
lucente e ricamato?

Parla l'albero fiorito:

Era ottobre, ed io languivo 
con in fondo al mio pensiero 
una gran malinconia; 
venne un vento cattivo, 
mi scrollò, mi portò via 
il vestito giornaliero; 
e poi venne la nebbia trista, 
fumò tacita, mi avvolse, 
mi bendò adagio, mi tolse 
il sole dalla vista; 
e poi cadde la pioggia grossa, 
battiture aspre mi die’, 
mi penetrò nell'ossa, 
m'immollò da capo a piè; 
e poi cadde la bianca neve; 
fredda cadde, alta così; 
tutto mi cadde addosso, 
vivo mi seppellì 
lo tremavo a più non posso: 
«Muoio!» dicevo fra me: 
ed invece sonno presi, 
e dormii tanto che mai; 
dormii sodo mesi e mesi, 
e stamane mi svegliai; 
mi svegliai ch'ero vestito 
e il sol d'oro era sul prato: 
ma chi me l'ha donato, 
ma chi me l'ha cucito 
cotesto bel vestito 
lucente e ricamato, 
non lo so, fanciullo mio, 
lo sa Iddio.

- Angiolo Silvio Novaro -
(Diano Marina 1866 - Imperia 1938)


(visualizzare a schermo intero per leggere la poesia)

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