e innanzi al microfono, dubbiosa mi dice:
"Non sono sicura, ho un po' di paura,
e lo sai perchè?
Domando a me stessa,
sgomenta e perplessa:
La radio cos'è?".
Ad un focolare la radio somiglia
che a fine del giorno
raduna la mamma ed il babbo, la figlia
e i figli d'attorno.
E' come una fiamma d'amore perenne
che arde, solenne;
è il simbolo della famiglia, che ascolta
silente, raccolta.
Soave conforto al dolore ed ai mali,
nei bianchi ospedali
la radio è la suora che allevia, a chi soffre,
le pene; e gli offre
col dono prezioso delle sue parole
un raggio di sole.
Tramuta in sorriso una lacrima amara,
la fronte rischiara
a chi, dopo un giorno di duro lavoro,
le chiede ristoro;
congiunge e accomuna coi suoni, coi canti
due cuori distanti.
Per chi da gran tempo al paese natìo
ha dato l'addio
(se mai la sua voce gli giunga talvolta)
ed egli l'ascolta)
la radio è la voce materna, italiana,
la patria lontana.
L'ascolta. E si sente vicino ai suoi cari,
accanto ai suoi pari...
Gli pare un prodigio, una favola bella
è quella, sì, quella
la voce del dolce paese natìo,
la voce di Dio.
- Madrigale n° 6
da: "Casa Serena" del 1965 -
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