(Daniela Pecorari Bonfiglio - Luna Nera)
"da un racconto di Annalisa Ferri"
Prendendo il vecchio bastone nodoso dalla terra bagnata di rugiada, il pellegrino si alzò avvolto nel mantello pesante e scuro e guardò dritto verso la cima della collina, da cui il chiarore veniva fuori, lentamente, tra il suono degli uccelli che ad un ad uno si svegliavano sugli alberi, in mezzo alle gocce che si tratteranno sulle foglie prima di brillare alla luce del nuovo giorno.
Lenta tramontava la luna sottile sopra il bosco ancora coperto di ombre. Un grosso faggio aveva coperto durante la notte quel corpo stanco ed anziano, provato dagli anni e dalla neve d'inverno, dal caldo intenso in estate. Camminando lentamente si era addentrato nelle stradine bianche della via francigena, col suo rosario stretto nella mano e la prima nebbia dell'autunno a fargli compagnia.
Il silenzio irreale del primo giorno della stagione nuova si estendeva nella valle, tra le prime foglie gialle e rosse, nell'aria che si faceva fredda piano piano, nel sole che ogni giorno prima spariva dietro il campo delle noci. Il cammino riprese lento, nel fruscio dei passi e del bastone che li precedevano, con gli occhi grigi e scarni, con le mani rugose che sgranavano il rosario e tenevano stretto un medaglione con l'immagine antica dei genitori. Vedeva i ricci appesi custodire le castagne che maturavano nel silenzio del vento e camminava sotto le ultime rondini che provavano la partenza sui pali della luce altissimi, uscendo dai nidi che per tutta l'estate le avevano custodite e che in pochi giorni di calda primavera erano stati costruiti. Guardava le vigne che si aprivano alla sua destra, oltre un torrente mite, con i loro grappoli d'oro scaldati appena dal sole e sentiva quel profumo di vino misto a quello del fumo dei primi camini accesi, così leggero che si mescolava col chiarore del cielo.
Sentiva i passi dei gatti randagi nascondersi tra i rovi delle ultime more, mentre l'odore delle mele raccolte nei cesti grandi allietava quel primo mattino freddo. Brillavano dondolando le foglie strette degli ulivi presto pieni di olive mature da raccogliere nei giorni dal tramonto rosso affrettato dal canto degli uccelli. La strada sterrata bagnata di umido rilasciava lentamente il profumo di funghi che nascevano sotto alle foglie della quercia e nel sottobosco che iniziava a coprirsi di muschio e questo si arrampicava sul tronco degli alberi, per guardare quell'uomo devoto allontanarsi dalla vallata e camminare pregando in silenzio che i mesi non fossero cattivi per il borgo che lo aveva ospitato con discrezione.
Lenta tramontava la luna sottile sopra il bosco ancora coperto di ombre. Un grosso faggio aveva coperto durante la notte quel corpo stanco ed anziano, provato dagli anni e dalla neve d'inverno, dal caldo intenso in estate. Camminando lentamente si era addentrato nelle stradine bianche della via francigena, col suo rosario stretto nella mano e la prima nebbia dell'autunno a fargli compagnia.
Il silenzio irreale del primo giorno della stagione nuova si estendeva nella valle, tra le prime foglie gialle e rosse, nell'aria che si faceva fredda piano piano, nel sole che ogni giorno prima spariva dietro il campo delle noci. Il cammino riprese lento, nel fruscio dei passi e del bastone che li precedevano, con gli occhi grigi e scarni, con le mani rugose che sgranavano il rosario e tenevano stretto un medaglione con l'immagine antica dei genitori. Vedeva i ricci appesi custodire le castagne che maturavano nel silenzio del vento e camminava sotto le ultime rondini che provavano la partenza sui pali della luce altissimi, uscendo dai nidi che per tutta l'estate le avevano custodite e che in pochi giorni di calda primavera erano stati costruiti. Guardava le vigne che si aprivano alla sua destra, oltre un torrente mite, con i loro grappoli d'oro scaldati appena dal sole e sentiva quel profumo di vino misto a quello del fumo dei primi camini accesi, così leggero che si mescolava col chiarore del cielo.
Sentiva i passi dei gatti randagi nascondersi tra i rovi delle ultime more, mentre l'odore delle mele raccolte nei cesti grandi allietava quel primo mattino freddo. Brillavano dondolando le foglie strette degli ulivi presto pieni di olive mature da raccogliere nei giorni dal tramonto rosso affrettato dal canto degli uccelli. La strada sterrata bagnata di umido rilasciava lentamente il profumo di funghi che nascevano sotto alle foglie della quercia e nel sottobosco che iniziava a coprirsi di muschio e questo si arrampicava sul tronco degli alberi, per guardare quell'uomo devoto allontanarsi dalla vallata e camminare pregando in silenzio che i mesi non fossero cattivi per il borgo che lo aveva ospitato con discrezione.
- Annalisa Ferri -
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