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lunedì 30 ottobre 2017

Il ricordo dell'autunno lontano

(Daniela)

- da un racconto di Annalisa Ferri -





Nel bosco umido che profumava di funghi vi era un groviglio di sentieri che portavano dalla valle coperta di nebbia che si alzava alla sera fino alla chiesa abbandonata, mentre le campane suonavano i vespri ed in ogni casa accanto al camino ci si segnava con la croce. In quei sentieri si perdeva, allo scendere del buio, un suono di flauto incerto, intonato da bambini di un tempo rimasti a giocare tra quelle piante, che rincorrendosi sotto il cadere incessante delle foglie gialle, suonavano acuti e melodie misteriose per identificare il loro nascondiglio. Nel borgo che lento si addormentava sotto la luna nuova e le ultime rose di Maria, restava nelle strade l'intenso odore di mosto che si mescolava all'odore antico dei primi camini accesi all'imbrunire, mentre sopra le montagne scure e basse le nuvole grigie e lunghe divenivano rosa ed i corvi tornavano nei nidi misteriosi alla pineta a stormi, a volte silenziosamente, altre donando una nota alla valle che nascondeva il lago.



Ogni sera, sotto la vite spoglia che iniziava a perdere le ciocche ora invecchiate, un anziano tagliava la legna come provvista per l'inverno in mezzo all'orto moribondo e l'eco sorda dell'accetta rimbombava per quei deserti vicoli, cadenzata, e nelle aie era un bollire di vino, nelle cantine era un misto di odori e colori nelle ceste: castagne, cachi, mele e noci erano poste su vecchie credenze come gomitoli di lana in un cestino antico, gli stessi mobili a specchio che un giorno videro fermarsi davanti la nonna con la treccia ai capelli appena fatta e che conservavano le tazze del caffè intessute di fili d'oro comprate in città per la colazione di Pasqua. Erano partire da giorni le rondini e nei nidi vuoti era rimasta qualche piuma come silenziosa attesa del ritorno, mentre gli occhi grigi del taglialegna si perdevano nel rosa del cielo, distratti solamente dalle storie inventate dalla nipotina che intorno saltellava in mezzo a quella cascata di foglie nell'aria frizzante del tardo pomeriggio, sotto alle piante del melograno.



 Ogni tanto si udiva ancora ripetuto ed ansimante quel suono di flauto che si alzava all'imbrunire ogni sera d'autunno e che intermittente si diffondeva nella valle e nel borgo, accompagnava il cammino della cercatrice di funghi, che col bastone respirava insieme al bosco i primi giorni di vero autunno, e ne tracciava il sentiero, mentre si inoltrava nella nebbia che lenta scendeva e si mescolava al fumo di fascine bruciate e legna di pini bagnati di resina d'oro. Il piccolo borgo adagiato sul colle aveva già le luci delle case accese, l'eco dei passi degli abitanti non si udiva più, né quello dei campanelli delle greggi, che al buio erano rientrate nelle loro dimore di fieno e paglia. Nel silenzio dell'autunno tornava il ritmo lento della vita, dove il battito del taglio della legna si alternava al suono scherzoso di flauto del soffio dispettoso dei bambini nascosti nel bosco ed il respiro della cercatrice di funghi che camminava nei sentieri alzava la nebbia scoprendo ancora quel borgo trapunto di rose mariane in mezzo alla vallata.



- Annalisa Ferri -

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