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sabato 7 aprile 2018

Perché una rondine fa primavera

(Daniela)







Il volo della rondine tra miti, leggende, arte e cultura popolare.



Le puoi osservare poggiate sui tetti, sul bordo di un nido fatto di fango. Ogni primavera è diversa dall'altra, ma di una cosa puoi essere sicuro se guardi il cielo: puoi vedere le rondini, piccole sagome, inconfondibili, con la coda a punta e un volo fatto di splendidi cerchi.

Da più di duemila anni le rondini sono nel nostro cuore. Le rondini fanno parte della nostra cultura e del nostro immaginario comune, forse non immagini neanche quanto.




Partiamo da un proverbio italiano: "una rondine non fa primavera". Lo avrai sentito mille volte, ma probabilmente non sai che è una frase di Aristotele. Tratta dal saggio Etica Nicomachea e diventata col tempo uno dei proverbi italiani più conosciuti, ci invita a non tirare conclusioni affrettate badando solo alle apparenze.
Basterebbe già questo motto popolare così antico per capire che le rondini, con la loro bellezza e leggerezza, sono nel nostro cuore da migliaia di anni. Infatti non c'è una sola cultura del Mediterraneo che non abbia, in qualche modo, adorato la rondine dedicandole miti, poesie, leggende, fiabe e persino capolavori d'arte sacra.



Il volo della rondine nelle diverse culture.




La rondine è protezione, la rondine è speranza. Nell'Islam la rondine è il simbolo della buona compagnia e viene chiamata “uccello del paradiso”, i Greci la vedevano così bella e leggera che la consideravano un dono di Afrodite. Per i romani le rondini erano una manifestazioni dei Lari, le divinità protettrici della case degli uomini: infatti costruiscono il nido proprio sotto i nostri tetti e vivono molto spesso vicino a noi.




Gli antichi egizi, invece, raccontavano che la dea Iside si trasformava in una splendida rondine, la notte, per piangere attorno al sarcofago del marito, il dio Osiride, annunciandone il ritorno dal regno dei morti. Anche nella tradizione cristiana la rondine rappresenta la resurrezione e la passione di Cristo, per questo il suo elegante profilo compare in molte rappresentazioni sacre come la splendida "Madonna della Rondine" di Carlo Crivelli 

(National Gallery, Londra).






C'era una volta la rondine: la rondine nei libri.

Piccola, delicata o paziente. Non c'è da stupirsi che la rondine sia stata scelta come protagonista da tanti scrittori di favole, poesie e racconti per bambini. Esopo la fa diventare protagonista di diverse delle sue celebri fiabe di animali. In una di queste storie troviamo appunto una rondinella che, parlando con un usignolo, lo vuole convincere a fare il nido “sotto il tetto degli uomini e a condividere la loro dimora”, ma purtroppo non riesce a fargli cambiare idea. Quello di Esopo è un modo poetico e geniale di raccontarci l'eterna vicinanza tra la casa della rondine e quella degli uomini.

In un'altra fiaba, La Fontaine descrive la rondine come un'esperta viaggiatrice che ne ha viste di cotte e di crude e che, una volta tornata a casa, cerca di mettere in guardia gli uccellini dalle crudeli reti dei cacciatori, ma neanche questi la vogliono ascoltare. I numerosi viaggi compiuti trasformano la rondine, agli occhi dello scrittore, in un grande simbolo di saggezza. Anche i poeti sono rimasti colpiti dalla straordinaria vicinanza tra la vita delle rondini e quella degli esseri umani. Nella poesia X Agosto, Giovanni Pascoli usa la rondine per descrivere l'intenso rapporto d'amore che lega un padre ai suoi piccoli, e arriva a chiamare “nido” la casa della sua infanzia.






Il fascino immortale della rondine.


Letteratura, miti e poesia. Da sempre la rondine esercita questo fascino sull'uomo. Ma come mai? Il punto cardine delle suggestioni esercitate dalle rondini sull'uomo è la ciclicità del tempo. Tutte le civiltà antiche erano ossessionate dallo scorrere del tempo e dalla sua misurazione. Misurare il tempo voleva dire controllarlo, programmare la semina e i raccolti, in un certo senso, prevedere il futuro. Per questo gli uomini sono sempre rimasti di stucco nel vedere con che puntualità le rondini tornano dal loro lungo viaggio in Africa proprio nei primi giorni di primavera.

In fin dei conti la rondine rappresenta un nuovo inizio. Lo prova un altro proverbio popolare italiano che dice “San Benedetto, torna la rondine al tetto”, il giorno di San Benedetto infatti secondo il calendario cristiano è proprio il 21 marzo, l'inizio della primavera. Anche i cinesi riconoscevano alla rondine questa straordinaria capacità naturale di regolarsi in base alle stagioni, precisa come un orologio svizzero, e chiamavano l'equinozio “il giorno delle rondini”. Un momento magico celebrato con riti di fecondità. Secondo alcune leggende una ragazza che avesse mangiato un uovo di rondine in questo periodo sarebbe rimasta miracolosamente incinta. La rondine comune è anche diventata l'uccello-simbolo dell'Estonia: per gli estoni, la rondine è simbolo di libertà e di felicità eterna. Secondo le credenze estoni, se qualcuno uccide una rondine diventa cieco.








Purtroppo, le rondini stanno scomparendo.

Le rondini sono nei libri di poesia, nelle canzoni alla radio, nelle fiabe e nelle leggende dei popoli antichi. Purtroppo però sono sempre meno là dove dovrebbero essere: nei nostri cieli.
Oggi, secondo i dati di Birdlife, negli ultimi 10 anni in Europa la popolazione delle rondini è calata del 40% rispetto al passato. Dal 1970 ad oggi sono scomparse in Europa oltre 6 milioni di coppie.

E il motivo è fin troppo semplice: le rondini per secoli hanno contato su di noi, non potevano sapere che noi saremmo cambiati così rapidamente. Ora la loro stessa sopravvivenza è minacciata dal nostro stile di vita aggressivo per l'ambiente.
La rondine comune (Hirundo rustica) fa il nido dove vive l'uomo, usa i tetti delle stalle e delle abitazioni come appoggio per i suoi tipici rifugi fatti con il fango e le pagliuzze che trova vicino agli allevamenti di bestiame. Anche per trovare il cibo le rondini si sono sempre aggirate nelle nostre campagne che ospitavano una biodiversità fatta soprattutto di piccoli insetti che proliferano attorno agli stagni e agli spazi incolti.



Ma le nostre campagne si sono trasformate velocemente.

I principali nemici della rondine oggi sono i cambiamenti climatici e la desertificazione, la distruzione dei nidi e l'uso indiscriminato dei pesticidi. Se ci pensi, è proprio l'uomo ad aver voltato le spalle alla sua fedele "vicina di casa". Cosa possiamo fare per rimediare a questo errore? Possiamo proteggere e conservare gli angoli di biodiversità che ancora esistono nelle nostre campagne. Possiamo ripensare il nostro modo di lavorare la terra, tornando ad un'agricoltura più tradizionale, meno aggressiva e più rispettosa dell'ambiente. Preferendo i pascoli aperti all'allevamento intensivo, evitando l'uso indiscriminato di pesticidi in favore di metodi alternativi, conservando i piccoli stagni e le siepi, installando nidi artificiali. Possiamo cercare di ritrovare quel contatto profondo con la natura, quel legame che abbiamo perso.




(testo da:  http://www.lipu.it/ - illustrazioni dal web)

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