(Daniela)
De’ tuoi bianchi capelli, sì leggeri
alla carezza e pur si folti, in uno scrigno
una ciocca serbo. Erano i miei
scuri come la notte, allor che al capo
tuo la recisi. Ed oggi, te cercando
in quella ciocca, sola cosa viva
che di te mi rimanga, io mi domando
se recisa non l’ho dalle mie tempie.
E se mi guardo entro lo specchio, e in esso
mi smarrisco, non me, ma te ravviso,
o Madre: tua questa marmorea fronte,
piena di tempo, e immersa in una luce
ch’è già ormai d’altra terra e d’altro cielo.
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