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giovedì 29 dicembre 2016

Il guardiano delle oche

Un racconto natalizio di Annamaria Matera:



L’inverno quell’anno fu rigidissimo. Cominciò a nevicare alla fine d’ottobre e continuò per giorni e giorni, tanto che Riccardino fu costretto a rimanere chiuso in casa, senza nemmeno poter andare a scuola.

Nevicò anche per quasi tutto il mese di novembre e nevicò anche a dicembre e Riccardino era sempre lì, fra le quattro mura della sua casa, ma non se ne lamentava. Una sola cosa gli dispiaceva: non poter partecipare ai preparativi che si facevano in paese per il Natale.



Nella piccola piazza antistante la Chiesa della Sacra Famiglia, ogni anno, veniva allestito un piccolo presepe vivente, un presepe semplice e senza pretese: la ragazza più bella, vestita d’azzurro, era la Madonna, un giovane barbuto San Giuseppe, l’ultimo nato del paese “faceva” Gesù Bambino, mentre i bambini della scuola elementare erano i pastorelli e, in quanto a buoi, asinelli, maiali, pecore galline e oche, beh, in quel posto, di certo non mancavano. Il calzolaio spostava la sua bottega nella piazza, il fornaio vendeva pane caldo, appena sfornato, le vecchine, ben imbacuccate, filavano davvero nei vicoli, davanti alla porta di casa.



In quel presepe, Riccardino era il guardiano delle oche. Le faceva uscire dal loro recinto e, con una piccola verga in mano, le guidava fino al paese.
Pensava a tutto questo, il bambino la sera della vigilia, mentre la neve, caduta abbondantemente per tutto il giorno, aveva coperto completamente il davanzale della sua finestra. Ora, però, nel bianco lattiginoso del cielo, si era aperto uno squarcio di sereno, come un piccolo strappo, che permetteva, tuttavia, alla luna di affacciarsi ed inargentare il mondo.
I campi, completamente ghiacciati, brillavano sotto il riflesso lunare, come se fossero stati ricoperti di diamanti ed anche gli alberi scheletriti e con i rami nudi protesi verso il cielo, parevano ingioiellati.
Improvvisamente, tra quegli alberi, Riccardino vide qualcosa che si muoveva. Pensò ad uno scoiattolo affamato, in cerca di nocciole, ma, appena quella “cosa” uscì dall’ombra, si accorse con stupore che era un …… bambino. Un bambino biondo e piccolissimo, vestito d’una semplice tunica bianca. Si stropicciò gli occhi incredulo.
- Ma com’è possibile? Un bambino? Da solo a quest’ora di notte ed in mezzo alla neve? –

Senza pensarci due volte, afferrò al volo lo scialle rosso della mamma, quello che indossava solo per Natale e che stava appeso al chiodo vicino alla porta.

                                                          


- Copriti! Morirai assiderato. Ma cosa fai qui? Dov’è tua madre? –
Ma il bambino biondo sembrava non soffrire affatto il freddo, anzi, sorrideva beato.
- Sono venuto per portarti in paese –
- Tu? Piccolo come sei, cosa puoi fare? Con questo tempo da lupi, non arriveremmo lontano –

- Ma, allora, quest’anno non vuoi proprio far parte del Presepe vivente? Vedessi com’è bello! Quest’anno, più degli altri anni. Mancano solo il guardiano delle oche e Gesù Bambino –




- Il guardiano delle oche sono io, sono sempre stato io, in quanto a Gesù Bambino, beh, è normale che ancora non sia nella mangiatoia, non è ancora mezzanotte –
- Ma lo sarà tra poco. Dai, sbrigati, prendi le tue oche e andiamo –
Riccardino corse in casa, prese il suo povero gilet di lana di pecora, calcò il solito berretto e aprì il recinto delle oche.



Come se non aspettassero altro, i bianchi volatili corsero fuori starnazzando, dondolandosi sulle zampe palmate e dirigendosi verso il paese.
Riccardo ed il bambino biondo le seguivano, chiacchierando.
- Ma tu, da dove vieni? Non ti ho mai visto in paese. Devi conoscere bene questi posti, se sei riuscito a trovare in questo deserto di ghiaccio, un sentiero sgombro dalla neve –
- Sono molti i posti in cui sono già stato e che conosco bene – rispose quello, stringendosi ancora di più nello scialle rosso, che su di lui, assai piccolo, era lungo quasi fino ai piedi.
- Mah! Proprio non riesco a capire. Perché sei venuto proprio da me? –
- Perché non si è mai visto un presepe vivente senza il guardiano delle oche. E poi, il Presepe è una cosa a cui tengo molto, è importante per me, è come una bella e grande festa da celebrare con chi mi vuole bene, è come …… ecco, si, è come una festa di compleanno –
- Io non faccio mai grandi feste per il mio compleanno, ma, si sa, tu sei molto più importante di me! -  
- No, non sono più importante di te. Io e te siamo uguali a tutti gli uomini del mondo. Scusa, se ti ho offeso, volevo solo farti capire perché il Presepe mi dà tanta gioia –
- Si, si, ho capito, ma adesso affrettiamoci, ecco laggiù le luci del paese –
Giunti in paese, Riccardo si diresse verso il posto che sempre occupava nel presepe. Il recinto destinato alle oche era rimasto vuoto. Lo aprì, fece entrare i suoi animali e cominciò a recitare la sua parte.


Ben presto, tutti i suoi amici gli furono intorno, felici di rivederlo dopo tanto tempo.
- Bravo, Riccardo, ce l’hai fatta a scendere a valle. Senza di te, quest’anno il Presepe era incompleto –
- Grazie, sono contento anch’io di partecipare a questa festa – disse, ricordando le parole del suo piccolo amico – ma, avete visto in giro un bambino piccolo, con uno scialle rosso sulle spalle? Glielo ho prestato io per ripararlo dal freddo, ma è di mia madre, lei ci tiene molto e dovrò riportarglielo –
- Non pensarci ora. E’ quasi mezzanotte, il momento più solenne di questa notte santa. Fra poco, metteranno il Bambinello nella mangiatoia –
Le campane vennero sciolte e cominciarono a suonare a festa, per annunciare al mondo intero la nascita del Redentore.




Sollevandosi sulla punta dei piedi, Riccardino guardò verso la grotta: Gesù Bambino sorrideva, adagiato sulla paglia, avvolto in uno scialle rosso.


  




  

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