L’inverno quell’anno fu rigidissimo.
Cominciò a nevicare alla fine d’ottobre e continuò per giorni e giorni, tanto
che Riccardino fu costretto a rimanere chiuso in casa, senza nemmeno poter
andare a scuola.
Nevicò anche per quasi tutto il mese di
novembre e nevicò anche a dicembre e Riccardino era sempre lì, fra le quattro
mura della sua casa, ma non se ne lamentava. Una sola cosa gli dispiaceva: non
poter partecipare ai preparativi che si facevano in paese per il Natale.
Nella piccola piazza antistante la Chiesa
della Sacra Famiglia, ogni anno, veniva allestito un piccolo presepe vivente,
un presepe semplice e senza pretese: la ragazza più bella, vestita d’azzurro,
era la Madonna, un giovane barbuto San Giuseppe, l’ultimo nato del paese
“faceva” Gesù Bambino, mentre i bambini della scuola elementare erano i
pastorelli e, in quanto a buoi, asinelli, maiali, pecore galline e oche, beh,
in quel posto, di certo non mancavano. Il calzolaio spostava la sua bottega
nella piazza, il fornaio vendeva pane caldo, appena sfornato, le vecchine, ben
imbacuccate, filavano davvero nei vicoli, davanti alla porta di casa.
In quel presepe, Riccardino era il
guardiano delle oche. Le faceva uscire dal loro recinto e, con una piccola
verga in mano, le guidava fino al paese.
Pensava a tutto questo, il bambino la sera
della vigilia, mentre la neve, caduta abbondantemente per tutto il giorno,
aveva coperto completamente il davanzale della sua finestra. Ora, però, nel
bianco lattiginoso del cielo, si era aperto uno squarcio di sereno, come un
piccolo strappo, che permetteva, tuttavia, alla luna di affacciarsi ed
inargentare il mondo.
I campi, completamente ghiacciati,
brillavano sotto il riflesso lunare, come se fossero stati ricoperti di
diamanti ed anche gli alberi scheletriti e con i rami nudi protesi verso il
cielo, parevano ingioiellati.
Improvvisamente, tra quegli alberi,
Riccardino vide qualcosa che si muoveva. Pensò ad uno scoiattolo affamato, in
cerca di nocciole, ma, appena quella “cosa” uscì dall’ombra, si accorse con
stupore che era un …… bambino. Un bambino biondo e piccolissimo, vestito d’una
semplice tunica bianca. Si stropicciò gli occhi incredulo.
- Ma com’è possibile? Un bambino? Da solo a
quest’ora di notte ed in mezzo alla neve? –
Senza pensarci due volte, afferrò al volo
lo scialle rosso della mamma, quello che indossava solo per Natale e che stava
appeso al chiodo vicino alla porta.
- Copriti! Morirai assiderato. Ma cosa fai
qui? Dov’è tua madre? –
Ma il bambino biondo sembrava non soffrire
affatto il freddo, anzi, sorrideva beato.
- Sono venuto per portarti in paese –
- Tu? Piccolo come sei, cosa puoi fare? Con
questo tempo da lupi, non arriveremmo lontano –
- Ma, allora, quest’anno non vuoi proprio
far parte del Presepe vivente? Vedessi com’è bello! Quest’anno, più degli altri
anni. Mancano solo il guardiano delle oche e Gesù Bambino –
- Il guardiano delle oche sono io, sono
sempre stato io, in quanto a Gesù Bambino, beh, è normale che ancora non sia
nella mangiatoia, non è ancora mezzanotte –
- Ma lo sarà tra poco. Dai, sbrigati,
prendi le tue oche e andiamo –
Come se non aspettassero altro, i bianchi
volatili corsero fuori starnazzando, dondolandosi sulle zampe palmate e
dirigendosi verso il paese.
Riccardo ed il bambino biondo le seguivano,
chiacchierando.
- Ma tu, da dove vieni? Non ti ho mai visto
in paese. Devi conoscere bene questi posti, se sei riuscito a trovare in questo
deserto di ghiaccio, un sentiero sgombro dalla neve –
- Sono molti i posti in cui sono già stato
e che conosco bene – rispose quello, stringendosi ancora di più nello scialle
rosso, che su di lui, assai piccolo, era lungo quasi fino ai piedi.
- Mah! Proprio non riesco a capire. Perché
sei venuto proprio da me? –
- Perché non si è mai visto un presepe
vivente senza il guardiano delle oche. E poi, il Presepe è una cosa a cui tengo
molto, è importante per me, è come una bella e grande festa da celebrare con
chi mi vuole bene, è come …… ecco, si, è come una festa di compleanno –
- Io non faccio mai grandi feste per il mio
compleanno, ma, si sa, tu sei molto più importante di me! -
- No, non sono più importante di te. Io e
te siamo uguali a tutti gli uomini del mondo. Scusa, se ti ho offeso, volevo
solo farti capire perché il Presepe mi dà tanta gioia –
- Si, si, ho capito, ma adesso
affrettiamoci, ecco laggiù le luci del paese –
Giunti in paese, Riccardo si diresse verso
il posto che sempre occupava nel presepe. Il recinto destinato alle oche era
rimasto vuoto. Lo aprì, fece entrare i suoi animali e cominciò a recitare la
sua parte.
Ben presto, tutti i suoi amici gli furono
intorno, felici di rivederlo dopo tanto tempo.
- Bravo, Riccardo, ce l’hai fatta a
scendere a valle. Senza di te, quest’anno il Presepe era incompleto –
- Grazie, sono contento anch’io di
partecipare a questa festa – disse, ricordando le parole del suo piccolo amico
– ma, avete visto in giro un bambino piccolo, con uno scialle rosso sulle
spalle? Glielo ho prestato io per ripararlo dal freddo, ma è di mia madre, lei
ci tiene molto e dovrò riportarglielo –
- Non pensarci ora. E’ quasi mezzanotte, il
momento più solenne di questa notte santa. Fra poco, metteranno il Bambinello
nella mangiatoia –
Le campane vennero sciolte e cominciarono a
suonare a festa, per annunciare al mondo intero la nascita del Redentore.
Un Brava..... alla scrittrice e poetessa.....
RispondiEliminaComplimenti anche da parte mia, un bellissimo racconto natalizio!
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