(Daniela - Luna Nera)
- Un racconto di Annalisa Ferri -
(immagine Bruno Vallino)
Rimase per anni lì. Nelle giornate calde la statua era circondata dalle farfalle nuove, che nel loro unico giorno glorioso di vita passavano a pregare. Ogni mietitore che tornava dalla campagna con la polvere sui vestiti, toglieva il cappello e dopo il segno della croce si inchinava pregando velocemente per i figli ed i nipoti. Quasi ogni giorno l'anziana del villaggio, nella sua solitaria passeggiata silenziosa in compagnia del bastone di leccio consumato dai passi delle giornate, portava fiori di mughetto, viole e peonie e le disponeva in un vaso. Restava a pregare lungamente, all'ombra della siepe di edera e sentiva il ronzio delle api ricordando la sua infanzia, i profumi di sapone e solo il rumore dell'acqua della fonte riportava la realtà i pensieri della donna.
In alcune mattinate leggere le donne portavano le sedie di paglia accanto alla statuina e conversavano dei fatti passati e dei segreti del paese che da anni si tramandavano, mai svelati. I bambini nelle serate di festa correvano, rincorrendosi tra i giochi della fantasia e la Vergine sembrava vegliarli maternamente, mentre gli uccelli notturni giocavano nel cielo e tra le fronde profumate del tigli. Le ragazze al tramonto, nel tornare a casa volutamente deviavano il percorso davanti alla teca ed umilmente abbassavano il capo, portando spesso nuovi centrini ricamati da porre sotto i vasi o alla statua per cercare, tra i tanti, l'uomo della loro vita.
Dal giorno in cui il viandante solitario giunse al borgo, con il canto del cuculo diffuso nel bosco antico, la novità divenne la normalità e quando quell'uomo anziano donò la statuina al parroco, le campane suonarono con una diversa spiritualità, i frutti furono più dolci e si cantò all'unisono nel momento della mietitura e della vendemmia. Ogni abitante deviava il percorso per rendere omaggio all'immagine votiva, con fiori, pensieri, lacrime, preghiere e fotografie sbiadite per chiedere un dono divino. Anche il burbero taglialegna quando passava con il suo carico ed il profumo di bosco davanti a quel luogo sacro, si voltava a guardare, dapprima diffidente ed arcigno, poi intenerito ed infine con familiarità bisognosa posava gli occhi che qualcuno giurò lucidi in un tramonto pieno di rondini, mentre tornava a casa silenzioso.
Nella notte di luna piena quel silenzio attorno alla Vergine diveniva un sussurro di qualcuno che pregava nascosto, piangendo per le speranze, le paure ed i dolori del mondo, lì le volpi passavano veloci prima dell'alba e giungevano le foglie secche delle viti pesanti. Nei luoghi vicini si diffuse la magica credenza che quella piccola statuina restò giovane negli anni, mai rovinata dalla neve o dal sole, dal vento e dal temporale, e mentre il paese cresceva ed invecchiava, moriva e si ripopolava, lei ne serbava i ricordi ed i segreti, gli amori ed i dolori e qualcuno ancora oggi passando lì davanti è pronto a giurare che tutto cambia e passa ma non quegli occhi sempre giovani colore del cielo che seguono i passanti a cui rivolge un sorriso ed una preghiera.
- Annalisa Ferri .
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